SEZ BARI LA MAMMA DELL’ANGIULLI? SI CHIAMAVA PRO PATRIA

SEZIONE BARI

LA MAMMA DELL’ANGIULLI? SI CHIAMAVA PRO PATRIA

 

Di Alfredo Giovine

Iniziamo la pubblicazione di una serie di articoli pubblicati dallo storico Alfredo Giovine (scrittore, storico, pubblicista, poeta dialettale) sullo sport a Bari. Un viaggio alla scoperta di curiosità e aneddoti per lo più sconosciuti o dimenticati. Un ringraziamento al figlio, Felice, che ha reso possibile questa iniziativa.
Quando i Borbone caddero e il regno d’Italia divenne una realtà, associazioni di vario genere, fra le quali quelle sportive, potettero costituirsi. La prima fu la «Società del Tiro a Segno» nata il 10 aprile 1881, diretta da Moisè Maldacea, un garibaldino dei Mille. Oltre al tiro a segno coltivava altri sport compresa la ginnastica, affidata a Giuseppe Pezzarossa che, per dare una maggiore divulgazione a tale disciplina sportiva, nel 1888, fondò la «Società Ginnastica Barese» con sede in via Banco 144 (via Banco comprendeva le attuali via Cairoli e via Suppa) con palestra coperta e campo spazioso per esercitazioni all’aperto (ex palazzo Enel e adiacenze) esistente alla parte posteriore e laterale della «Chiesa dei Cappuccini» (oggi Santa Croce). Al pomeriggio alcuni giovani svizzeri e milanesi, come ricorda Terrevoli nelle sue memorie, si esercitavano al cavallo, alle parallele, alla sbarra, indossando eleganti uniformi. Nel 1892, con propositi ambiziosi, nacque la «Società Ginnastica», in via Crisanzio 40, che poco dopo prese il nome di «Pro Patria» con l’avv. Nicola Bavaro a presidente. Ne fu primo istruttore il milanese William Gilardi, impiegato presso la ditta Paganini e Villani. A Gilardi seguì lo svizzero Adolfo Lips, commesso della ditta Forer. Durante un breve periodo di difficoltà la «Pro Patria» si trasferì in via Putignani in un locale del Palazzo De Grecis. L’attività invogliò molti giovani a farne parte. Negli anni 1893-94 la società si sistemò in via Principe Amedeo 14-16, un’ampia sede dal tono signorile e, nel 1895, si stabili nei vasti locali di piazza Garibaldi 16-17. Oltre al ciclismo, sollevamento pesi, ginnastica, nuoto ed altri sport, fu possibile creare la sezione canottaggio e la fanfara.
Nello stesso anno (1895) una squadra partecipò al Concorso Federale di Roma del 20 settembre, meritando la medaglia d’argento, mentre il caposquadra Terrevoli si classificò secondo nella salita alla fune (m. 14, sole braccia). Un risultato quasi identico conseguito l’anno prima al Concorso Ginnastico Partenopeo di Napoli (1894) dove gli atleti Gilardi, Terrevoli e Nicola De Gemmis, meritarono altre medaglie. Di conseguenza il Presidente, avv. Nicola Bavaro, diede nuovo impulso alla società conseguendo ottimi risultati con l’invio di una squadra al «Concorso Ginnastico Internazionale» di Torino del 1890.
La Pro Patria si classificò al secondo posto per le ottime prestazioni di G. Pentassuglia, Giorgio Cardone e, in particolare, del caposquadra Onofrio Terrevoli, vincitore di tre medaglie d’argento.
Per tali brillanti affermazioni il Comune, nel gennaio 1900, concesse alla «Pro Patria» spaziosi locali in via Garruba (attuale Università, Facoltà di Giurisprudenza) per sviluppare ed ampliare l’attività e per una maggiore partecipazione dei giovani allo sport.
Infatti la società organizzò altre numerose gare ciclistiche in pista, gare di nuoto, sollevamento pesi e, approfittando del 5° Concorso Federale di Bologna, il 18 maggio 1901 la squadra, composta da Pietro De Leonardis, Onofrio Terrevoli (caposquadra), Giovanni Boffoli, Vito Caradonna, Vito Civera, Luca Conte, Luigi Lettieri, Michele Loconsole, Agapito Colangiuli, Carlo Martellotti, Ettore Martino, Amerigo Romano, Giorgio Cardone, si classificò al primo posto conquistando l’ambita corona d’alloro. Al ritorno i vittoriosi atleti furono accolti entusiasticamente dalla cittadinanza con il sindaco in testa.
Nel giugno del 1906, l’«Unione Sportiva» (pres. P. Lembo, vice pres. il maggiore barese Michele De Bernardis) si sciolse. I soci tornarono a far parte della «Pro Patria» dalla quale si erano allontanati in precedenza per dissidi. E, purtroppo, dopo il prestigioso Concorso di Milano (maggio 1906), per vivacissimi contrasti sorti fra soci e direzione, sullo scorcio del 1908, trentatrè ginnasti, il for fiore della «Pro Patria», fra i quali A. Buonvino, Perrone (non Raffaele), G. Percoco, V. Vignali, A. Martino, G. Catacchio, Q. Mongelli, chiesero di far parte dell’Angiulli.
Conseguentemente la «Pro Patria» subì un grave salasso dando la possibilità all’Angiulli di iniziare una promettente ascesa. Molto facilmente, senza della Pro Patria non avremmo potuto avere un’Angiulli come la concepiamo oggi.
La «Pro Patria», quindi, sia pure con attrezzature pionieristiche, scarse e inadeguate, forgiò atleti di grande valore con la nobile passione dello sport puro, come ebbe ad insegnar loro il direttore tecnico Onofrio Terrevoli ed altri.
Non poche deficienze, quindi, furono superate col cuore in competizioni nazionali e internazionali dove il nome di Bari, fu illuminato dalle gesta dei suoi atleti fra i quali spicca ancora quello di Sante Scarcia (sollevamento pesi).
Mentre l’Angiulli si dimostrava imprendibile con i suoi voli, la Pro Patria dava segni di declino dopo trent’anni di attività. Ormai essa aveva un passato ma non un futuro.