L’etica sportiva questa sconosciuta.

DOMENICA 10 MARZO 2013

L’etica sportiva questa sconosciuta.

di Martino Di Simo (2013)

Aristotele

Oggi, 9 febbraio 2013 e non è una canzone di Lucio Dalla, un altro mito del ciclismo è caduto nella polvere trascinato da un’inchiesta della Guardia Civil Spagnola: Mario Cipollini, nato e cresciuto anche atleticamente a Lucca e vincitore (?) di numerosissime gare importanti fino al Mondiale del 2002. Giovanissimo fu premiato come atleta emergente e successivamente come “Atleta dell’Anno” dalla locale sezione UNVS “G. Dovichi”. Le cronache si sono occupate a piene mani dell’altro caso: Lance Edward Armstrong. Troppo lungo sarebbe addentrarsi nello specifico, dopati si, dopati no, lo fanno tutti, avviene in tutti gli sport etc. etc. Il mio desiderio è quello di restare più vicino a noi veterani.
Se la memoria non mi tradisce il primo accenno al doping fu fatto in occasione dell’Assemblea ad Aosta. Fu un riferimento molto fuggevole, durante un intervento, non ricordo chi propose il problema, forse andando a cercare i documenti, se esistono ancora, si potrebbe trovare. Questo grido di allarme fu sottovalutato da tutti. Forse i tempi non erano maturi ma ora che lo sarebbero, noi veterani, non siamo pronti. Mi chiedo se anche noi siamo corresponsabili perché non abbiamo cercato di opporci a questo stato di cose. Dai veterani è stato sollevato il problema e a parole condannato, ma non sono state realmente prese le distanze. Il buon Giovanni Salbaroli è un ottimo testimone delle ore trascorse al computer e grazie a Skype, ci siamo confrontati per ore e per tantissimi giorni su questo tema. Posso essere d’accordo con chi pensa che il progetto, inizialmente Evems e successivamente Vems, non sia di facile apprendimento e di semplice attuazione. Il concetto che abbiamo esposto, Giovanni Salbaroli, Nino Costantino, io e tutti i veterani di buona volontà, è quello di dare un appoggio, un aiuto a chi prepara i giovani alla pratica di uno sport. Il messaggio, ridotto in termini molto minimali, che volevamo veicolare era quello che il doping è una truffa, prima verso la propria persona e poi verso la società. Durante le nostre conversazioni ci siamo posti il problema se era giusto interferire sull’attività di palestre, preparatori, allenatori etc. etc., molte volte siamo arrivati alla conclusione di fare una netta differenziazione. Cioè un giovane va protetto in tutte le maniere verso chi lo spinge ad adoperare sostanze o metodi che possono o potranno alterare non solo la sua crescita umana e anche quella sportiva. E’ necessario portarlo alla convinzione che ogni altro metodo è solo truffaldino e dannoso. Naturalmente un atleta che ha raggiunto la maggiore età è ben consapevole dei rischi fisici e sportivi a cui potrebbe andare incontro e si vuole dopare? E’ maggiorenne e nessuno glielo potrà impedire. Se noi veterani fossimo capaci ad assumerci l’impegno di diffondere nei giovani il concetto che l’assumere certe sostanze è un comportamento disonesto, forse nei primi anni della loro attività sportiva, avremmo qualche campione in meno ma avremmo atleti che per una vittoria non rischiano la propria vita. Qui si solleverebbe un altro dilemma sociale, infatti, i loro eventuali problemi fisici, ricadono sulla collettività, questo è giusto?
Ci sono sempre dei momenti in cui le persone si riempiono la bocca di parole che vanno di moda come democrazia e ora etica. Tutte le cose devono essere etiche, io non vedo alcun cambiamento rispetto a prima. Di etica ne parlava già Aristotele e a distanza di millenni siamo sempre lì a discuterne. Etica, dal greco ethikos morale, éthos costume, “termine filosofico” La parte che tratta della morale.
Durante i colloqui con Salbaroli sono andato alla ricerca dell’etica nello sport in diverse parti del mondo. Mentre noi siamo sempre alle chiacchiere, ai distinguo, ai risolini dietro le spalle, nelle altre nazioni del mondo, soprattutto nei paesi nordici, c’è un maggiore rispetto verso lo sport dei giovani. Infatti, lo sport nelle scuole è visto più come un gioco, più un’attività fisica, un accrescimento fisico mentale, che una possibile vittoria o l’occasione di essere un futuro campione. Sono i genitori e i preparatori dei giovani allievi in queste scuole nordiche che sono responsabili del rispetto dell’etica e, se non fosse rispettata, gli alunni o i genitori sarebbero allontanati dalla scuola. Noi siamo lontani anni luce da questi esempi, in Italia e noi veterani, siamo pieni di dubbi, di se e di ma, pensiamo che debbano essere gli altri a prendere delle decisioni. Eppure dovrebbe essere un compito nostro, altrimenti non possiamo lamentarci, se lo sport è finito in mani di maneggioni e di persone che hanno poco a che fare con lo sport pulito.
In Sicilia, grazie all’interessamento del Consigliere Nazionale Dott. Antonino Costantino, abbiamo sperimentato un progetto nelle scuole, sia in provincia di Siracusa, sia in provincia di Messina. Nonostante ci sia stato un protocollo d’intesa tramite il MIUR, nelle scuole è un emerito sconosciuto e inapplicato. Così pure dicasi per il protocollo d’intesa con il Panathlon, anche loro hanno sentito l’esigenza di propagandare l’etica forse con qualche risultato in più.
Tempo fa la parola più comune era democrazia ora è di moda l’etica. Etica deve essere nella politica, nella casa, nell’ambiente, nello sport, nella scuola etc. etc. ma oltre a riempirci la bocca di queste parole cosa abbiamo fatto in concreto? Il problema lo abbiamo buttato oltre le spalle, augurandoci che se ne occupasse qualcun’altro, si è fatto finta di non comprendere, di non capire. Mutuando un’idea di Giovanni Salbaroli, credo che la vera etica sarebbe quella di premiare, durante l’annuale festa dell’”Atleta dell’Anno”, atleti che certificano di non aver fatto uso di sostanze dopanti. Questa sarebbe vera etica, un sicuro messaggio al mondo sportivo, ma chi avrà il coraggio di farlo? Stando così le cose nessuno. Continueremo a buttare la cenere sotto il tappeto. Certamente non fa etica sportiva chi, per fini personali, si adopera per disfare una squadra faticosamente coesa. Come non è etico non recepire messaggi, che provengono dall’atleta, da una squadra, da un socio, che hanno il bisogno di essere ascoltati. Chi non ha la capacità di ricevere questi messaggi, non sarà mai un allenatore, un preparatore o un dirigente, anzi bloccherà la crescita di chi vuol esprimere qualche cosa o della squadra o della persona.  Aumenterà la conflittualità tra le persone e questo andrà a detrimento della squadra, della società e successivamente anche della propria immagine.
Se noi veterani e il nuovo Consiglio Direttivo, non sentiamo la necessità di dare un esempio concreto ed etico al mondo dello sport, andando anche a cozzare contro i poteri forti economici e sportivi, abbiamo perso lo scopo della nostra Unione. Dobbiamo dare un esempio concreto e al momento del rinnovo della nostra quota sociale o quando si accetta un nuovo socio, sarebbe opportuno firmare un’autocertificazione in cui si dichiara che durante la nostra vita di atleta non si è assunto sostanze atte a modificare lo stato fisico o come allenatore, dirigente, ecc. ha mai prescritto o consigliato ai propri atleti atteggiamenti o sostanze dopanti. Solo in questo caso possiamo scrivere che la nostra Unione ha applicato la dura legge dell’etica altrimenti non solo saremo complici ma anche testimoni di furbetti dello sport e in questo caso avremmo tradito lo spirito etico dello sport.
Per chi voglia documentarsi su quello che è stato fatto sull’etica in Italia o all’estero troverà alcune ricerche da me eseguite su www.unvssiciliaecalabria.com sotto il titolo “ETICA NELLO SPORT”.
Tra pochi giorni saremo sotto elezioni sia politiche, sia pontefice, sia dell’Unione dei Veterani. Che periodo strano è questo? Si sente nell’aria odore di rivolta verso chi, fino ad ora ha gestito il potere, il popolo sente il bisogno di un radicale cambiamento, di una svolta.
“>Farebbe parte dell’etica sportiva che anche i nostri dirigenti nazionali, Presidenti e Consiglieri Nazionali presentassero, durante la prossima Assemblea, una relazione che rispecchiasse il compito loro affidato in questi ultimi quattro anni. Hanno fatto bene premiamoli, non hanno compiuto il loro programma? Sarebbe opportuno consigliargli di fare spazio a chi ha voglia di fare. Altrettanto etico sarebbe che i futuri dirigenti nazionali presentassero i loro programmi, cioè come intendono risollevare le sorti di questa Unione. C’è tanto bisogno di uomini di buona volontà, di poche chiacchiere ma fattivi, avendo a disposizione tempo, carisma e passione. L’etica vorrebbe anche che fosse chiaro un piccolo concetto che la squadra funziona se ci sono portatori di idee, dimostrando che hanno la forza di portarle avanti, perché con tanti generali e pochi soldati no si va molto lontano. Anzi. E’ facile parlare di etica è più difficile metterla in campo.