LE OLIMPIADI MODERNE 5a PARTE

SABATO 5 MAGGIO 1984
da “Il Veterano Sportivo” Maggio 1984

LE OLIMPIADI MODERNE 5a PARTE

In mezzo a due campioni olimpici,
Luigi Beccali e Savino Guglielmetti,
che si laurearono proprio a Los Angeles
52 anni fa, ecco Alberto Cova,
campione europeo e del mondo
dei 10 mila metri, che spera di laurearsi
anche campione olimpionico a Los Angeles.
Le defezioni degli atleti della Germania
Democratica lo avvantaggeranno?

Il 19 luglio 1980 sfilano, nel rinnovato stadio Lenin, soltanto 81 Paesi. Bisogna risalire al 1956 per ritrovare una partecipazione olimpica così scarsa. Mancano, tra i Paesi di grande tradizione olimpica, Stati Uniti, Germania Federale, Giappone  Kenya  Canada, Argentina, Norvegia e Cina Popolare che avrebbe dovuto partecipare per la prima volta.Gli sviluppi politici legati all’invasione dell’Afghanistan ed il conseguente boicottaggio degli Stati Uniti e di molti altri Paesi, privano la XIII olimpiade di molte presenze.
La prima medaglia d’oro dell’atletica è di un italiano, Maurizio Damilano, un ventitreenne ragazzo di Scarnafigi (Cuneo) che taglia il traguardo un minuto e dieci secondi prima del sovietico Pochinchuk e due minuti e mezzo prima del tedesco Wieser.
La sua gioia è completata dall’arrivo del fratello Giorgio che si piazzerà undicesimo. Si è trattato di una gara purissima che solo 25 atleti, dei 35 partiti, hanno portato a termine. Ben sette sono stati squalificati dai severissimi giudici.
Ai russi non va bene neppure nei 50 km. di marcia dove vince il tedesco orientale Gauter davanti allo spagnolo Jorge Llopard che conquista per il suo paese la prima medaglia dell’atletica leg­gera.
Malgrado le grandi assenze, il livello tecnico delle gare di atletica leggera è piuttosto elevato. Lo attestano i 7 records mondiali e i 103 primati olimpici battuti.
Nell’alto vince con m. 2,36, battendo il record del mondo, il ventenne tedesco Wessing. L’Italia, malgrado i progressi registrati nella specialità, riesce a piazza­re solo Tamberi al quindicesimo posto.
Un altro record del mondo cade nel­l’asta, dove il polacco Kozakiewicz, tra l’inspiegabile ostilità del pubblico, vince con m, 5,78. Grande anche la gara del martello dove il russo Yuri Sedikh lancia immediatamente a m. 81,80, nuovo re­cord del mondo, congelando subito la gara.
Urlando, piazzandosi settimo con m. 72,20, uguaglia il nostro miglior piazza­mento olimpico ottenuto nel 1948 da Teseo Taddia. Nel lungo vince il ventunenne tedesco Dombrowski che, con m. 8,54 ottiene la migliore misura mai rag­giunta a livello del mare ed il nuovo record europeo.
È una grandissima gara di salto, con tutti i finalisti oltre gli otto metri. Anche il lungo femminile non è da meno. Vince la sovietica Kolpanova con m. 7,06 segui­ta dalla tedesca Wujok e dall’altra sovie­tica Skachko anch’essa oltre i 7 metri. Ben sei atlete vanno oltre il precedente record olimpico.
Ma la grande gioia viene per noi con la vittoria bellissima di Sara Simeoni nel­l’alto con m. 1,97 che viene a chiudere un capitolo iniziato con l’argento ottenuto a Montreal.
Nel triplo, dove vince il sovietico Undmae, Saneyev fallisce il tentativo di ugua­gliare il record di Oerter che aveva vinto quattro medaglie d’oro consecutive nel disco. Conquista però la medaglia d’ar­gento con un onorevole 17,24. A 35 anni non è impresa da poco.
Dove pesa l’assenza americana è so­prattutto negli ostacoli dove vincono, con discrete prestazioni, i due tedeschi Munkelt con 13″39 nei 110 e Beck con 48″70 nei 400.
Buona prova (quinto) del nostro Fon­tanella nei 1500 vinti dal grande Sebastian Coe che si rifà della sconfitta subita negli 800.
Notevole anche l’impresa della trentacinquenne gazzella etiope Miruts Yifter che trionfa nei 5000 e 10000 metri. La maratona va a Cierpinski che vince, uguagliando il leggendario Bikila, la seconda olimpiade consecutiva. Bronzo per l’Italia nella staffetta 4×400 che ottiene l’unica medaglia della sua storia atletica in questa specialità.
Ma il grande momento viene per noi alle 20,10 del 28 luglio, quando si disputa la gara dei 200 metri. Mennea, uscito dalla curva con due metri di svantaggio sullo scozzese Wells, recupera prodigiosamente sul rettilineo e negli ultimi metri brucia l’avversario e vince con due centesimi di secondo di vantaggio. È una grande vittoria per il barlettano. La inseguiva dal 1972.
Trionfo dei Paesi del mondo orientale nel ciclismo che lasciano agli occidentali una sola medaglia: l’inseguimento indivi­duale vinto dallo svizzero Dill-Bundi che batte il francese Bondue, oggi piuttosto famoso in campo professionistico. Guido Bontempi è quarto nel chilometro a cro­nometro e lo stesso piazzamento ottiene nella prova a inseguimento a squadre dove in passato riuscimmo a vincere ben sette volte su quattordici.
Nella ginnastica mancano i giapponesi e l’interesse delle gare ne risente. Si rivede la mitica Nadia Comaneci, ora dicianno­venne, che conquista ancora l’oro nel cor­po libero e alla trave. Il nuovo re della specialità è però il russo Alexander Dityatin venticinquenne di Leningrado che, conquistando tre medaglie d’oro (anelli, concorso generale individuale e a squa­dre) e quattro d’argento, si dimostra de­gno erede del grande Andrianov.
Dominio dei sovietici nella lotta greco-romana in cui conquistano cinque delle dieci medaglie d’oro a disposizione e do­minio ancora più netto, dei medesimi, nella lotta libera dove, mancando ameri­cani e giapponesi, conquistano sette me­daglie d’oro su dieci. Una delle tre restan­ti è nostra. La conquista Claudio Pollio che ci regale la prima medaglia d’oro nel­la storia della lotta libera. Analogo regalo ci giunge anche dal ventiduenne brescia­no Ezio Gamba nello Judo. È un grande successo per l’Italia specie se si considera che abbiamo vinto l’oro con un solo atle­ta partecipante, a causa della forzata as­senza dei militari.
Nel pugilato otteniamo una vittoria con Patrizio Oliva, un welter leggero che verrà definito il pugile più tecnico del torneo.
Si riafferma la prestigiosa scuola cuba­na che presenta ancora il grande Stevenson che vince la sua terza medaglia nei massimi.
Dominio della Francia nella scherma che vince quattro degli otto titoli in palio e che presenta una nuova stella: Pascale Trinquet. Nella sciabola a squadre Mi­chele Maffei, alla sua quarta olimpiade, conduce l’Italia alla conquista della me­daglia d’argento.
Nel tiro a volo Luciano Giovannetti, un trentacinquenne toscano, alla sua pri­ma esperienza olimpica, conquista con 198 piattelli, la medaglia d’oro.
Nel tiro con l’arco otteniamo un bron­zo con Giancarlo Ferrari, che conferma il piazzamento di Montreal, mentre nel cal­cio la Cecoslovacchia conquista il suo primo alloro olimpico sulla RDT, favori­ta della vigilia.

Ecco l’intrepido «otto»
dell’U.C. Livornesi,
«argento» alle Olimpiadi di
Los Angeles nel 1932.
(Foto Bartolozzi – B.S.N. Coni)

Nel canottaggio, tanto per cambiare, i tedeschi dell’Est conquistano sette delle otto medaglie in palio. L’unica vittoria non tedesca va al leggendario vigile del fuoco finlandese Pertti Karppinen, che domina nello skiff.
Nell’hockey su prato l’India, approfit­tando dell’assenza della sua eterna rivale, il Pakistan, conquista la sua ottava vitto­ria olimpica e riporta in Asia il titolo che non era stato vinto da quel continente solo in due storiche occasioni: 1972 (Ger­mania Ovest) e 1976 (Nuova Zelanda).
In questo sport fanno il loro esordio anche le donne che vedono vincere la squadra dello Zinbabwe (ex Rhodesia) che ottiene la prima vittoria olimpica della sua storia sportiva.
Nel nuoto, malgrado l’innegabile vuoto creato dall’assenza degli americani, i risultati sono ugualmente buoni. Lo atte­stano i sette records mondiali (sei delle donne e uno degli uomini) e i 238 records nazionali battuti.
In evidenza su tutti il sovietico Vladi­mir Salnikov che, nei 1500, abbatte lo storico muro dei 15 minuti. Tra le donne la reginetta è la RDT Rica Reinischche domina nel dorso, migliorando quattro volte il record mondiale e conquistando tre medaglie d’oro. L’Italia delude e conquista l’unica medaglia, peraltro di bron­zo, con Cagnotto.
Nella pallacanestro, assenti i grandi maestri americani, ne approfitta la Jugo­slavia che vince la medaglia d’oro battendo in finale una sorprendente Italia che si era permessa il lusso di sconfiggere, in precedenza, i fortissimi padroni di casa.
Nelle prove equestri, il ventottenne triestino Roman su Rossinon vince il Concorso completo.
Volendo fare un bilancio, è facile nota­re come l’Unione sovietica, approfittan­do dell’assenza americana, ottiene il più grande numero di medaglie della sua sto­ria. Sono ben 194 di cui 80 d’oro, 69 d’argento e 45 di bronzo. Nettamente secon­da è la RDT con 126 medaglie di cui 47 d’oro, 36 d’argento e 43 di bronzo.
L’Italia, tra i paesi occidentali, fa me­glio di Francia e Inghilterra, conquistan­do 8 medaglie d’oro, 3 d’argento e 4 di bronzo. È un buon bottino specie se si considera che si tratta di medaglie otte­nute per lo più in specialità in cui meno hanno inciso le assenze e che il nostro paese è stato l’unico a rinunciare al con­tributo degli atleti militari. Con Guarducci nel nuoto, Mariani nello Judo, Scartezzini, Di Giorgio e i velocisti della 4×100 in atletica e soprattutto Masala nel pentathlon militare, avremmo certamen­te rimediato qualche medaglia in più.
Torniamo quindi da Mosca a testa alta. Il fatto che in 48 specialità siamo riusciti a piazzare almeno un atleta tra i primi dieci, sta a testimoniare il grande lavoro tecnico ed organizzativo svolto ed il grande impegno profuso dagli atleti.
Finisce qui la nostra breve storia delle olimpiadi antiche e moderne.
Nel riviverle insieme, ci sono passati davanti agli occhi tanti personaggi piccoli e grandi che sono stati i protagonisti di questa affascinante avventura. Quest’an­no, a Los Angeles, se ne scriverà un nuo­vo capitolo. Saranno certamente delle olimpiadi grandiose come grande è il popolo che le ospita che ha scritto, nella storia dello sport, delle pagine bellissime.

Angelo Ciofi