BENVENUTI IN TERRA DI SICILIA

SABATO 30 APRILE 2011

BENVENUTI IN TERRA DI SICILIA

Dott. Nino Costantino Consigliere Nazionale

COSTANTINO ANTONINO

Non c’è al mondo posto uguale che possa raccogliere in sé la possibilità di esprimere i! senso delta propria stessa esistenza attraverso tre diverse modalità dì essere: il mito, la storia e la leggenda.
Una terra unica, la Sicilia, come unica è la sua gente che ha saputo custodire, conservare e tramandare la sua precisa individualità culturale attraverso i secoli e le varie dominazioni, dai Fenici, ai Greci, ai Bizantini, agli Arabi, ai Normanni, agli Svevi, agli Angioni, agli Aragonesi, agli Spagnoli, ai Sabaudi, agli Austriaci ed ai Borboni, forse la terra più suggestiva ed emozionante del Mediterraneo. Fin dall’antichità è stata il teatro di ambientazione dei miti e delle leggende delle civiltà mediterranee sui quali poi si sono sovrapposte le tradizioni religiose, essa fu tra te prime regioni in Europa ad abbracciare fa fede cristiana, la prima cattedrale in Europa sorse a Siracusa e donò alla Chiesa 5 Papi; ebbe martiri e santi (Sant’Agata Patrona di Catania, Santa Rosalia Patrona di Palermo, Santa Lucia Patrona di Siracusa, Santi Alfio, Filadelfo e Cirino Patroni di Trecastagni (CT). Non c’è luogo della Sicilia che non sia caratterizzato da una leggenda o da un personaggio mitologico. Dal rapimento di Proserpina nel Lago di Pergusa vicino Enna alla trasformazione della ninfa Scilla in un mostro od alla straordinaria leggenda del gigante Tifeo che sorregge con tutta la sua forza l’intera isola o del gigante Polifemo che si innamorò della ninfa Galatea uccidendo Aci suo rivale. Primeggiò e primeggia in ogni campo dello scibile umano: da Archimede a Zichichi nella scienza, Pirandello, Verga, Tommasi di Lampedusa, Sciascia, Bufalino, Dacia Maraini, Camilleri nella letteratura, Franchi ed Ingrassia, Celi, Musumeci, Ferro, Buzzanca, Fiorello, Frank Capra, Tornatore (registi) nel cinema, Guttuso nella pittura, Carmen Consoli, Battiato, Malgioglio nella musica, Pippo Caruso, Michele Cocuzza, Pippo Baudo, Ficarra e Picone, Fiorello, Frassica, Leo Gullotta nello spettacolo, Candido Cannavò, Mughini, Emilio Fede nel giornalismo, Crispi, Don Sturzo, La Malfa, La Pira, La Torre, Gaetano Martino, Mattarella, Giuliano Amato, Mannino, Bonino, D’Antoni, Orlando, Miccichè, e poi Schifani, Prestigiacomo,La Loggia, La Russa tra i politici, Caponnetto, Falcone, Borsellino, Boris, Giuliano, Cassare, Chinnici, La Torre, Livatino imperituro esempio di eroismo, Lo Beffo, Furino, Anastasi, Schillaci, Antibo, Gibilisco, Maiorca, Sidoti, Nibali autentici campioni più o meno veterani di questa terra. Una terra di intrigante bellezza, disincantata esistenza, proverbiale e millenaria ospitalità, dove è fortissimo il senso dell’identità, dove tutto scorre attraverso il tempo che sembra essersi fermato e le cose sono al loro posto perché questo e soltanto questo è il loro posto. Questa terra di cultura e di gentilezza è aperta a tutti i suoi visitatori con l’incanto della sua eterna bellezza, con la maestà della sua storia, con lo splendore della sua arte, con la magnificenza dei suoi monumenti e soprattutto con la cordialità del suo popolo. Una terra popolata da “gente acuta e sospettosa, nata per le controversie” (Cicerone), “ardenti amici e pessimi inemici, subbietti ad odiarsi, invidiosi e di lingua velenosa, di intelletto secco, atti ad apprendere con facilità e che, in ciascuna operazione, usano astuzia” (G. M. Cecchi). “La Sicilia ” è il segno di un’identità: per la Sicilia per la nostra storia. Noi abbiamo avuto cinquecento anni di feudalesimo. Se ci si rendesse conto che il siciliano è prima di tutto siciliano, poi medico, avvocato o poliziotto, ci si capirebbe già meglio” (G.. Falcone). (Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio… e, non è tutto, vi sono altre Sicilie, non si finirà mai di contarle) (Bufalino).
Buon viaggio Amici verso una terra per certi versi sconosciuta e senza tempo, lungo un cammino di ricerca e dì definizione di un universo comune che, grazie all’opportunità di una migliore ed ulteriore conoscenza reciproca, possa fare diventare normalità quel che di primo acchito può sembrare diversità e che grazie alla condivisione dell’esperienza possa gettare una nuova luce su una forma di esistenza diversa ed appassionata, con l’augurio che la vostra sete di conoscenza non si esaurisca nella semplice scoperta di questa “nuova terra”, ma che proprio il viaggio e la nuova esperienza, attraverso il mito, la storia e la leggenda alla ricerca della bellezza e dell’anima che ti unisce, siano il vero motivo della vostra meta.
Grazie Amici Veterani di tutta Italia per la vostra partecipazione e grazie soprattutto al Comitato Organizzatore ed a tutti i collaboratori che con noi hanno fatto Squadra per la buona, speriamo, riuscita dì questa assemblea che è la 50a della storia dell’Unione. Un numero importante. La Squadra, già, quella squadra che il Presidente ha voluto e condiviso con tutti noi e che sarà la struttura portante di tutta la progettualità della nostra Unione. Potremmo snocciolarvi i dati ed I risultati che la nostra attività istituzionale sta portando avanti nel Sud d’Italia ed in particolare Calabria e Sicilia sia in termini di numeri che di progettualità. Ma non è questo il motivo dei nostro dire, quanto piuttosto per sottolineare la sinergica attività, permeata da comunione di intenti e da azioni comuni finalizzate al raggiungimento degli obiettivi che, nell’intraprendere il nostro cammino, ci siamo prefissati. Tutto questo si sta rivelando possibile perché camminano al mio fianco uomini dalle doti eccezionali, con i quali condivido idee, pensieri, iniziative, ne! rispetto reciproco delle regole e dei ruoli, tutti insieme vicendevolmente motivati a raggiungere quegli obiettivi che alla fine faranno il bene non solo delle regioni di nostra competenza, ma dell’Unione Tutta. Uomini col nome di Martino Di Simo, Consigliere Naz. Probiviri, Pietro Risuglia e Nino Maranzano, DR Sicilia, Mimmo Postorino DR Calabria assieme alla Presidentessa di Falerna Caterina Bertolusso ed ai suoi fidi Talerico e Pujia, Francesca Zaccone, Gianni Cimino, Arnaldo Nardi, Gaspare Frangella, Felice Costanzo, Franco Maiorana, Roberto Franco, Filippo Muscio, Giovanni Busalacchi, Arnaldo Grippa, Umberto Garro, Michele Borgia, Daniela Impellizzeri, Michele Failla, gli amici Presidenti di Sezione e tutti gli altri soci senza l’opera dei quali non saremmo arrivati da nessuna parte e tutti insieme al fianco dell’instancabile e sempre ed ovunque presente nostro Vice Presidente Nazionale responsabile per il Sud, Gian Andrea Lombardo di Cumia, appunto quel gruppo che il Presidente chiama ed identifica nella Squadra. Uomini eccezionali che hanno la capacità dì implementare continuamente e pianificare operativamente il mio pensiero, rendendolo quanto più possibile concretamente efficace, uomini dì cui mi fido ciecamente e nei quali ritrovo in ogni momento uguale fiducia, strumento indispensabile, che probabilmente è innato in ognuno di noi, ma che il rispetto reciproco, il quotidiano confronto ed il comune ideale mantiene e rafforza sempre di più. Di questi uomini, i cui nomi, probabilmente, compreso il mio, non vi dicono nulla, non sono qui, come detto all’inizio del mio dire, a raccontarvi il già fatto ed il fare (ci penserà il Presidente Bertoni e Te ne sono grato), cioè non le cose, ma come piuttosto fanno queste cose, la metodologia del fare che rappresenta il nostro standard di lavoro. Noi non ci confrontiamo su quel che abbiamo già fatto, ma su quello che dobbiamo fare e che ancora non abbiamo fatto ed ai nostri soci non chiediamo se sono contenti di quello che l’Unione fa per loro, quanto piuttosto quel che loro possono e debbono fare per la nostra Unione, convinti che lungo il nostro percorso, le cose fatte fanno parte dei nostro doveroso operato, supportate sì dalle nostre ricerche, dalle nostre competenze e dalle nostre più o meno giuste conoscenze, ma spesso, con un dubbio atroce e legittimo e cioè che la maggiore sofferenza per un uomo è dì raggiungere il massimo della conoscenza, ma di non avere alcun potere. lo mi fermo qui ringraziandovi per averci dato innanzitutto l’onore, il piacere e la gioia di potervi ospitare in questa splendida terra, la possibilità di esprimerci, la disponibilità ad ascoltarci e se arriva anche il vostro consenso, ben venga, consapevoli che avremmo potuto dire cose che sono nei vostri pensieri, nella vostra anima, ne! vostro cuore e che ci avrebbero garantito quei consenso, ma non era questo il senso del nostro pensiero, quanto piuttosto fa ragionevole convinzione che inevitabilmente, essi e soltanto essi, saranno i fatti a valutarci e giudicarci, pur che nella vita non basta esser nel giusto, ma bisogna che qualcuno lo riconosca.