A CACCIA DELLA MITROPA CUP: GLI AMICI DI CASA BARI: LA COMPRIAMO NOI

DA SITO SEZIONE BARI

A CACCIA DELLA MITROPA CUP: GLI AMICI DI CASA BARI: LA COMPRIAMO NOI


Ferenc Plemich, Josef Uridil, Engelbert Konig, Jozsef Gring, Janos Vanicsek, Janos Nehadoma, Andràs Kuttik. Nomi che molto probabilmente non dicono. Nulla ai tifosi del Bari. Eppure fanno parte della storia biancorossa del calcio di casa nostra. Infatti, dal 1928 al 1940, sulla panchina del Bari, si sono avvicendati otto allenatori ungheresi e quattro austriaci. Stessa cosa dal 1946 al 1950 con le parentesi di Raffaele Costantino, Luigi Ferrero e Nicola Capocasale.
L’ungherese Ianos Hajdu, mezz’ala da 7 reti in 10 partite è il “tecnico del miracolo”, il primo a portare in serie A il Bari nella stagione 1930-1931. Ernest Egri Erbstein, allena il Bari prima di portare in altro il grande Torino. Arpad Weisz vince lo scudetto con l’Ambrosiana e poi sbarca a Bari. Indossano la maglia biancorossa 11 ungheresi tra i quali spiccanon Mihaly Voros (54 reti in 142 partite), Mihaly Kincses 32 presenze e 5 gol), Bela Sàrosi (21 partite e 2 reti). Questo viaggio nel tempo, ci porta al calcio danubiano, oggi finito nel dimenticatoio, che ha spopolato in quel periodo in Europa e che ci introduce nell’avventura della Mitropa Cup, conosciuta dapprima come coppa dell’Europa centrale o più semplicemente coppa Europa, progenitrice della coppa Campioni. L’unico trofeo internazionale vinto dal Bari nel 1990.
Per decenni, Austria, Ungheria e Cecoslovacchia hanno dato lezioni di calcio a tutti, grazie ad una miscela composta da eleganza, atletismo e dinamismo. Un riflesso sportivo della raffinata cultura intellettuale mitteleuropea. I maestri inglesi erano chiusi nel loro splendido isolamento, gli italiani erano alla finestra.
L’uomo che ha le chiavi del tempo di questa avventura è Jo Araf, imprenditore con una passione per il calcio, per lo sport e per la storia – così si definisce – autore del libro “La coppa dimenticata”. Che ricostruisce il periodo tra il 1927 e il 1940. Con lui ha chiacchierato il presidente dell’Unvs Bari, Gaetan0 Campione, in un incontro-dibattito organizzato da Casa Bari
E la famosa Mitropa cup vibta dal Bari calcio, che fine ha fatto?
Le certezze sono poche.
E’ come se non fosse esistita. Tra traslochi, cambi di proprietà, pignoramenti, la ragione del tifoso (leggi passione) potrebbe aver avuto la peggio. Dal 1979 fino al 1992 – anno dell’ultima edizione – diventò un trofeo per i vincitori dei campionati di secondo livello, la serie B per intenderci. La coppa era Challenge. In poche parole al vincitore consegnata una riproduzione, mentre l’originale continuava a fare il giro delle squadre vincitrici, anno dopo anno. L’ultima è stata quella bosniaca del Fk Borac Banja Luka nel 1992.
La coppa, qualcuno la ricorda in in bella mostra quando si intervistava Vincenzo Matarrese, presidente del società biancorossa dal 1983 al 2011. Poi, si perde ogni traccia. Sembra più una leggenda metropolitana. Manca all’appello, l’ultimo miglio, il percorso finale del trofeo. Non si sa neanche chi sia stato l’ultimo, tra dirigenti, addetti e uomini del club, ad averla vista. C’è un buco nero dal quale finora è impossibile uscire. Ci sono solo “non ricordo”, indiscrezioni, chiacchiere, pettegolezzi.
Gli amici di Casa Bari, allora, dopo essersi aggiudicati all’asta fallimentare i trofei del Bari calcio, hanno deciso di acquistare una riproduzione da donare alla città. Magari ospitandola in uno spazio messo a disposizione dall’amministrazione comunale – ne ha parlato l’assessore allo sport, Pietro Petruzzelli – che possa ospitare la sede di un museo dello sport. All’incontro-dibattito hanno partecipato, tra gli altri, Angela Perna, consigliera del Municipio 1, Giovanni Morisco, presidente dell’associazione Casa Bari, Roberto Vaira, presidente del Museo del Bari, Franco Spagnuolo, presidente centro coordinamento La Bari siamo noi e Paolo Attimonelli, presidente Bari club Intesa.