Vittoria Bussi, la ciclista più veloce del mondo

 

Vittoria Bussi, la ciclista più veloce del mondo

di GS Martino Di Simo

Il mio amico, Brunello Fanini di Lucca, patron della squadra ciclistica SC Michela Fanini, mi ha informato che una sua ex atleta, ha gareggiato per lui nel 2014, è la ciclista più veloce del mondo. Questo importante risultato mi era sfuggito e sono andato a ricercare la notizia sui vari social.
Ho scoperto che Vittoria Bussi (nata il 19 marzo 1987) è una ciclista professionista italiana, ha conseguito nel 2014 una laurea in pura matematica presso l’Università di Oxford e nello stesso anno ha conquistato il 3 ° posto ai Campionati nazionali cronometrici italiani.
Nel settembre 2018, ha stabilito un nuovo record delle ore UCI femminili, viaggiando per 48.007 chilometri (29.830 mi) al Velodrome bicentenario di Aguascaliente, Messico, battendo il precedente record stabilito da Evelyn Stevens del 2016 di 27 metri.
Nonostante la laureata in matematica, la donna più veloce del mondo in bicicletta all’età di 31 anni, è costretta a chiedere aiuto per potersi allenare e trovare un lavoro. In qualsiasi altro Paese del mondo e per di più a un anno dalle Olimpiadi, il Comitato Olimpico e la Federazione ciclistica farebbero a gara per aiutare la preparazione dell’unica atleta del pianeta ad aver superato i 48 chilometri in un’ora su pista. Da noi niente, neanche dopo che Vittoria ha raccontato la sua storia a un quotidiano, dichiarando che per questa stagione pre-olimpica le servono 16mila euro, spiccioli rispetto ai soldi che si spendono per campioni in altre o della stessa disciplina.
“Sto cercando di fare del ciclismo la mia vita, quindi il mio lavoro, racconta l’atleta, mi rendo conto che è stato come passare dall’asilo all’università: non ho mai fatto competizioni giovanili, mentre le altre disputavano gare di alto livello io, ero ancora con le rotelline alla ruota di dietro”.Un’impresa, per essere tale, ha bisogno di sacrifici, di preparazione, di studio. Il talento è necessario, ma non sufficiente. Questa impresa è stata compiuta da atleti del valore di Giuseppe Olmo, Fausto Coppi, Ercole Baldini, Francesco Moser e Maria Cressari, solo per citare gli italiani detentori del record dell’ora e la mancanza del risultato non è un insuccesso. Vittoria (già nel suo DNA porta il nome del trionfo) non poteva rischiare di non farcela anche per il non indifferente investimento economico, per questa impresa. Non le è stato facile mettere insieme l’importo necessario per tentare di migliorare il record di velocità nel ciclismo femminile. Lei e il suo compagno si sono dovuti occupare di tutto dal prenotare i voli e una casa su Airbnb per una quarantina di giorni in Messico. Inoltre, bisogna pagare i controlli dell’antidoping, i 7.500 euro del passaporto biologico, l’affitto del velodromo, i commissari dell’Unione ciclistica internazionale, la bici, la manutenzione, tutto.
Quando racconta la sua storia, ha gli occhi lucidi, ricordando tutti i sacrifici che ha dovuto fare per tentare di battere il record mondiale ad Aguascalientes. Quarantotto chilometri e sette metri è lei la primatista mondiale della specialità del record dell’ora, è lei la prima donna della storia ad aver superato i quarantotto chilometri in 60 minuti. Lei si asciuga il sudore con la velocità nel velodromo di Aguascalientes.
Vittoria Bussi, certamente rappresenta il meglio della gioventù di questo Paese, messa ai margini dal disinteresse e dalle prime pagine dei quotidiani.
Vorrebbe partecipare ai Giochi Olimpici ma non è facile per una donna che ha iniziato a gareggiare a 25 anni, gli allenamenti, scendere in campo, essere professionista senza sponsor e squadra costa tantissimo e per continuare il suo sogno spera di trovare i fondi necessari.
I mesi invernali Bussi li passa a Palma di Maiorca. Non è una vacanza, si allena da sola, in un buon velodromo a prezzi accessibili. Lei, il computer con il quale analizza da sola i suoi dati e studia la dieta e il telefono per comunicare con l’allenatore che la segue dai tempi di Oxford, il britannico Tom Kirk. Per aumentare gli sforzi durante i duri allenamenti mette il piombo nelle borracce o si mette dei pesi addosso per resistere alla fatica e fare i muscoli necessari per spingere sui pedali.
Per prepararsi per le Olimpiadi di Tokyo 2020, da brava contabile, deve mettere in conto il costo del cibo, gli affitti delle case a Palma e poi in montagna, il trasporto della bici, gli integratori. La nostra velocista ha un solo sponsor che le dà una mano, ma non basta per coprire le spese degli allenamenti. I suoi pensieri sono di dover spingere, spingere al massimo per partecipare alle cronometro e far sì che i commissari della Nazionale la convochino per i Giochi olimpici.
Vittoria Bussi per entrare nella legenda del ciclismo ha tentato il record dell’ora e ci è riuscita, in tanti ci hanno provato ma non hanno avuto il suo successo.
Il rammarico della nostra campionessa è quello che nonostante l’impresa di Aguascalientes è rimasta una sconosciuta nel mondo del ciclismo che conta, non si è ancora accorto di lei. La sua amarezza è aver raggiunto importanti risultati a 31 anni, avendo iniziato a pedalare molto tardi.
Ora ha bisogno di pedalare ma ha anche di un sostegno economico che le consenta di allenarsi al meglio, le Olimpiadi sono il suo sogno e non ha il tempo per rimandare.