VEMS: un progetto, anzi un opportunità

LUNEDÌ 31 OTTOBRE 2011
Da “Il Veterano dello Sport” ottobre/novembre 2011

 VEMS: un progetto, anzi un opportunità

Pubblichiamo un’interessante intervento del nostro consigliere nazionale cav. Gianfranco Guazzone e due lettere a firma di Martino Di Simo, membro del Collegio dei Probiviri e del presidente della sezione di Ravenna Giovanni Salbaroli in merito al Progetto VEMS (Valutazione Etica Morale Sportiva).

«gianfranco guazzone

Che l’etica morale sia un valore fondamentale e strutturale strettamente connesso allo sport, sia per l’ambiente che lo supporta sia per chi lo frequenta, nessuno lo mette in dubbio. Come purtroppo ci si rende sempre più conto che di etica applicata ne resta spesso solo qualche traccia, considerato che gli atteggiamenti virtuosi oggi sono spesso soccombenti all’affermazione ad ogni costo e al tornaconto economico e sociale legato alla stessa. Ma non è neppur vero che regni al proposito rassegnazione e che a priori si dia per scontato il declassamento o l’archiviazione dell’etica: anzi più si scende nella scala dei valori più si sviluppano i germi della rinascita, della riaffermazione degli stessi. Si sente l’esigenza dunque di una riscossa morale, un nobile tentativo di dotare in particolare l’ambiente sportivo di strumenti idonei e occasioni di dialogo atti ad indurre alla riflessione e alla riconsiderazione dei valori assoluti, soprattutto pensando ai giovani. Ed è proprio in questo contesto che si è calato il Progetto VEMS (Valutazione Etica Morale Sportiva) che da un anno a questa parte è piombato sulle coscienze veterane, ma soprattutto sulle scrivanie dei suoi vertici, provocando qualche volta dibattito ma spesso anche sconcerto e difficoltà di assimilazione se non di comprensione. Sui vertici però, perché la base della nostra Associazione pare al momento assolutamente estranea sia al messaggio sia alla valutazione dello stesso. Ed è per questo che si ritiene opportuno aprire un dibattito, chiamare i nostri soci ad esprimersi e a condividere l’importanza della proposta, indipendentemente dall’appro-varla o bocciarla. Se si partecipa si analizza e se si comprende si avvalora la portata delle motivazioni che hanno indotto al progetto. È questo il traguardo più importante, ben più dello sterile funzionamento di un meccanismo improbabilmente proiettato ad assegnare patenti di merito!

Il progetto, lodevolmente offertoci dall’amico Giovanni Salbaroli da Ravenna, e poco importa che ultimamente abbia perso la “E” iniziale (in origine Progetto EVEMS (Ente Valutazione Etica Morale Sportiva, n.d.r.) stante l’improponibilità del termine Ente, è certamente un documento di valore, complesso e dignitoso, ancorché un po’ ridondante e ripetitivo nei suoi assunti più significativi, che tra l’altro si appoggia, nella fase di attuazione, ad un regolamento particolarmente complicato ritenuto addirittura farraginoso da alcuni amici veterani chiamati ad esprimersi. C’è sicuramente chi ha aderito al progetto più per la nobiltà dell’intento e l’indiscutibilità del principio enunciato che per averlo letto e metabolizzato ma ha ragione chi sostiene che “…una risorsa non deve mai costituire un problema” e che pertanto non è pensabile demotivare e deludere chi si è tanto e diligentemente impegnato. Al tempo stesso se “diventa un problema” non deve mancare il coraggio di esprimere critiche costruttive e vanno assolutamente evitati rischi per la nostra Associazione: ammesso che ce lo consentissero, non possiamo sconfinare nell’arroganza pretendendo di assegnare marchi di qualità, non possiamo permetterci errori di valutazione premiando chi poi magari nei fatti dimostrasse di non meritarlo, non possiamo soprattutto trasformarci in una agenzia di “raiting” di stampo economico (proprio non se ne sente il bisogno!). VEMS è stato presentato in alcune occasioni ufficiali lo scorso anno ma, dopo aver ottenuto una sorta di frettolosa se non distratta presa d’atto, di fatto è stato per diversi mesi dimenticato fino a quando, con una “improvvisa” accelerazione, una rappresentativa e qualificata Commissione Applicativa “ad hoc”, nel riconoscere il valore assoluto del progetto e nel proporre alcuni aggiustamenti operativi, ha dichiarato lo stesso attuabile pronunciandosi favorevolmente per la sua prosecuzione. In verità una decisione non molto partecipata che se da una parte ha avuto il conforto e il plauso di molti ambienti vicini al nostro ed ha alimentato le comprensibili aspettative di chi si era speso per il progetto, dall’altra non ha generato le necessaria sensibilità e le indispensabili collaborazioni per farlo decollare.

Infatti, senza un imprimatur ufficiale, senza che gli interlocutori, in particolare i delegati regionali, fossero informati, sollecitati e adeguatamente indirizzati, considerate le reali difficoltà anche operative a recepire i vari passaggi progettuali, gli inviti ripetuti a condividere e collaborare sono spesso caduti nel vuoto, generando situazioni imbarazzanti con frizioni e malintesi di cui avremmo volentieri fatto a meno.

Lo stesso Salbaroli in fondo condivide che non si tratta di dare “…una patente di moralità, né un pezzo di carta da distribuire in nome di chissà quale norma.” Bensì di “conquistare la fiducia soprattutto di chi, realmente preoccupato per il mondo dello Sport, entra in contatto con la nostra realtà….impegno assunto soprattutto verso i giovani… non sarà facile approvare e diffondere un Codice Etico, in quanto il timore è che possa venire interpretato come un insieme di dichiarazioni di principio prive di efficacia”. In sostanza guardiamo a questa proposta senza inutili scetticismi, anche se potrebbero emergere visti gli ambiziosi obiettivi che sottende, cerchiamo di estrapolarne i validi motivi ispiratori e i concetti virtuosi, apriamo un dibattito franco e genuino che ci arricchisca, ci porti a prendere coscienza del momento non esaltante che stiamo vivendo e ci aiuti a valorizzare gli stessi contenuti ideali del progetto. Così nulla andrà perso e avremo impreziosito il nostro modo di essere Veterani dello Sport.