Un giorno speciale per lo sport insieme – Incontro con l’atleta paraolimpico Stefano Gori

SABATO 12 GIUGNO 2010

Un giorno speciale per lo sport insieme – Incontro con l’atleta paraolimpico Stefano Gori

di Pierangelo Melgara

Stefano Gori Atleta dell’anno UNVS 2007

Difficilmente i ragazzi della scuola secondaria dell’Istituto Comprensivo di Teglio dimenticheranno  la Giornata dello Sport che hanno vissuto presso il campo sportivo di San Giacomo di Teglio la mattina dell’ultimo sabato di maggio insieme all’atleta paraolimpico Stefano Gori. A gennaio gli alunni della classe 3 durante il progetto “Sabati pomeriggio insieme” dedicato all’incontro con persone significative, tramite Fabio Varia loro professore di educazione fisica, avevano conosciuto lui e la sua stroia e subito era nata l’amicizia.
A fine maggio Gori è tornato e, durante la mattinata di gare, grazie a lui, gli alunni della secondaria hanno fatto anche l’esperienza di correre con gli occhi bendati, provando cosa significa avere un handicap e doversi fidare in tutto e per tut­to di un atleta che ti guida con uno spago legalo al loro braccio. Al termine prima della premia­zioni degli atleti e  delle classi, a Gori è stata con­segnata una targa dai Comuni di Aprica, Bianzone, Castello dell’ Acqua e Teglio e il sindaco dì Bianzone, Franca Pini. è stato invitato a legger­ne la motivazione: “All’atleta Stefano Gori per aver condiviso con i ragazzi dell’Istituto di Teglio la sua forza di volontà e il suo amore disinteressato per l’educazione dei giovani. Questo pensiero condiviso dagli amministratori dei quattro Comuni vuole significare la nostra vicinanza e il nostro rispetto per la forza morale espressa nel momento della difficoltà”.
Il dirigente Maurizio Gianola a nome di tutti ha affermato che la consegna della targa testimoniava non solo la simpatia ma il profondo rispetto e l’ammirazione per i valori impersonati da Gori. “Alcuni ce li ha mostrati oggi sul campo e tutti li ha fatti suoi nel corso della sua difficile esperienza di vita senza mai commiserarsi e sempre  rifiutando la compassione, sforzandosi di rimanere uno come gli altri e di proseguire l’attività atletica, Anche noi dobbiamo imparare da lui e non piangersi addosso quando ci capitano delle disgrazie: tutti prima o poi ci troveremo di fronte a qualche problema, ma dobbiamo evitare  atteggiamenti rinunciatari. Lui è l’esempio che si può farcela” Ringraziando la scuola e i Comuni, Gori si è detto convinto di aver portato qualcosa di valido per la vita dei ragazzi. «Con la mia testimonianza vi ho mostrato di aver superato la malattia dedicandomi all’atletica e al volontariato. Con tutto il cuore vi dico che, come io ho superato la mia malattia con lo sport praticando l’atletica leggera, il tiro con l’arco, il canottaggio il ciclismo, ecc., così anche voi con l’impegno e la buona volontà potete superare le vostre difficoltà e mostrare il vostro valore. Io sono venuto a testimoniarvi ti senso dello sport: spero di esserci riuscito e presto tornerò a portarvi altre mie esperienze. Infine, Gori ha ringraziato il Comune di Capannori (Lucca) che si è impegnato a garantirgli a proprio carico la possibilità di partecipare tre quattro volte l’anno ad incontri con le scuole, eleggendolo ambasciatore dello sport e mettendogli a disposizione la macchina e l’autista. Salutando i ragazzi, li ha fatti sorridere, esibendo alcune gustose imitazioni di Benigni, Beppe Grillo, Raimondo Vianello e dì altri personaggi della vita pubblica e dello spettacolo. La mattinata si è conclusa con la premiazione degli atleti di tutte le classi e la consegna delle coppe delle medaglie.

IL PERSONAGGIO

Stefano Gori è nato a Lucca nel 1960 e la pratica dello sport e sempre stata una sua passione. Fino a 17-18 anni ha giocato come difensore nella squadra di calcio del suo paese, sostenendo diversi provini per –squadre di serie A e B. Negli ultimi anni la malattia aveva cominciato a manifestarsi nelle partite in notturna con il fastidio agli occhi per la luce dei riflettori, uno a impedirgli dì colpire il pallone di testa. Ha smesso perciò questo sport per dedicarsi al podismo, partecipando a gare nazionali e internazionali come la Pistoia-Abetone, la Firenze-Faenza (la 100 km del Passatore) e la Reggello-Vallombrosa valida per il campionato italiano UISP di corsa in salita. L a retinite pigmentosa gli è stata diagnosticata a 24 anni e a 28 ha perso completamente la vista. All’età dì quindici anni aveva già iniziato a lavorare in un oleificio; quando la malattia ormai gli ha impedito di continuare quel lavoro, ha intrapreso un corso per centralinista a Firenze ed è stato assunto presso l’Ufficio del Registro di Lucca. “Lo sport mi ha dato tantissimo – ha continuato – in tutto ho vinto 59 titoli italiani in varie discipline. 31 dei quali in quelle paraolimpiade, per me le più importanti. Ho ottenuto la prima medaglia d’uro nel ’98, dopo un argento conquistato l’anno prima in campionati indoor. Ho vinto altre due medaglie d’argento ai campionati italiani a Firenze nei 400 e negli 800 detengo tuttora due record indoor italiani: da cinque anni quelli sui 60 metri, da due quello sui 200 metri. Avevo ottenuto anche altri record italiani, che altri però hanno superato”. Quando sì è manifestata la malattia, cosa hai provato? “Naturalmente, all’inizio non volevo credere di dover diventare non vedente e non ho preso seriamente in considerazione quella diagnosi. Quando, pero, mi sono accorto che ogni anno perdevo due decimi, allora ho dovuto arrendermi all’evidenza e in un primo momento mi sono un po’ abbattuto. Poi, mi sono detto che la vita doveva continuare: è vero, con la vista perdevo tanto, ma mi rimaneva tutto il resto e così ho voluto credere in una possibilità di futuro per me con la speranza di tornare anche a vedere. Oggi, infatti, si sentono tante notizie di malattie gravi guarite dalla medicina e. quindi, un domani anche la retinite potrà essere sconfitta». Hai detto anche che fai del volontariato. «Da anni mi impegno ad incontrare i ragazzi delle scuole in tutta Italia. Parlo delle malattie genetiche, degli incidenti stradali, o di quello che può capitare facendo dello sport. Li vedo sempre molto attenti, e credo che sia molto importante dire loro queste cose, perché imparino come comportarsi. Devo però ringraziare anche i volontari, perché noi non potremmo né allenarci, né gareggiare, senza chi ci da una mano, dedicandoci un po’ della sua vita”.