SEZIONE DI BARI
Il saluto a Campanella, una vita per il pallone e il sociale

Ciao Lorenzo, continueremo a ”giostrare sulle fasce”
“Giostriamo sulle fasce”. Quando doveva raccontare una cosa, Lorenzo Campanella iniziava così. Era un suo modo di dire, mutuato dal mondo del calcio, da quel pallone che gli era entrato nel sangue e per il quale aveva sacrificato tutto: “Per fare calcio non mi sono neppure sposato”. E poi aneddoti, racconti di altri tempi, pillole di saggezza metropolitana. Lui, storico dirigente della Minafra, ha allevato generazioni di calciatori. Lo sport come antidoto sociale, come terapia educativa, come momento di crescita per diventare grandi, in un quartiere – il Libertà – dove combattere gli esempi negativi rappresenta il pane quotidiano.
Cinquant’anni al servizio dei giovani. Lorenzo girava per le strade del quartiere e convinceva i giovani che il calcio è lo sport più bello del mondo. I genitori entravano nella sede della società, in via Dante e gli affidavano i figli: “Lorenzo, pensaci tu”. Il pallone prima di ogni cosa. “Giostriamo sulle fasce”, diceva. In campo e per la strada. Lorenzo ci metteva l’anima, le energie, il tempo, i soldi. Lavorava come commesso in un negozio di abbigliamento, attività incompatibile con gli impegni da dirigente sportivo. Ed allora va a lavorare in una fonderia. Più pesante, ma la domenica è libera. Quindici campionati giovanili vinti. Dalla Minafra sono emersi almeno venti calciatori professionisti: Rubino, ex attaccante del Novara, Montrone, a lungo goleador del Padova, Turi, portiere della Primavera del Bari, Menolascina, centrocampista di talento che ha giocato ad Ascoli. Il più forte di tutti? Per Lorenzo, Claudio De Tommasi, un vero e proprio fenomeno. E poi Bellavista, Ventola. L’elenco è lunghissimo.
Tre anni fa, Campanella è stato costretto a dire basta. Le idee camminano sulle gambe degli uomini, ma senza risorse si fermano. La passione, da sola, non bastava più. Lui continuava, però, a sostenere a distanza i ragazzi difficili: “Essere a disposizione del prossimo mi fa stare bene”, diceva. Per tutto questo è stato nominato cavaliere della Repubblica. I Veterani dello sport, per i quali era un punto di riferimento costante, sempre pronto con la sua disponibilità e le sue conoscenze, a risolvere un problema all’apparenza insormontabile, lo hanno insignito di una serie di benemerenze. L’ultima, il premio “Le nozze d’oro con lo sport”. Un vulcano di energie, Lorenzo. Proponeva, consigliava, ascoltava. Fino all’altro giorno. “Mi ricovero in ospedale per il tagliando”, aveva scherzato al telefono. E’ andato via così. Senza darci il tempo di salutarlo. Ma noi, con lui, continueremo a “giostrare sulle fasce”. Come ai bei tempi.
Ciao Lorenzo.
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