SEZIONE UNVS COSENZA
Giorgio Castriota Scanderbeg
Di GS Martino Di Simo (2018)
Con il presidente della sezione di Cosenza, Nardo Nardi, accompagnato dai consiglieri, Giuseppe Aloi e Maurizio Berardelli, siamo stati presenti alla continuazione del Convegno ”Cibo tra Storia e Salute” Sessione Storia svoltosi il 25 Maggio u.s.. Abbiamo sostituito l’ideatore del convegno, Luigi Formoso, impegnato in un atro simposio. Gli amici cosentini oltre a varie attività sportive, organizzando questo genere di manifestazioni, oltre al sociale, sono andati alla ricerca delle antiche discendenze albanesi, presenti non solo in terra di Calabria ma anche in diverse parti del sud Italia. Le pareti del Museo dei Bretttii e degli Enotri, erano tappezzate di antiche icone, rappresentando i diversi aspetti della vita di questo popolo. Erano presenti diversi studiosi e storici che hanno illustrato la vita di Giorgio Castriota Scanderbeg (1405-1468) un abile condottiero e diplomatico. E’ stato messo in risalto le numerose battaglie da lui sostenute contro l’avanzare dei turchi, i quali non solo volevano occupare le loro terre, ma diffondere la loro religione mussulmana. In sostanza è stato tra i primi condottieri a contrastare l’invasione dei “barbari” e a difendere la cattolica Europa. La storia con il passaggio dei secoli si ripete, ieri invasioni, oggi per altri motivi.
Giorgio Castriota, per arginare i continui assalti dei turchi, combatté 15 battaglie vincendole tutte, chiese aiuto alla Repubblica di Venezia, ad Alfonso D’Aragona, al Papa guadagnandosi titoli di “difensore impavido della civiltà occidentale” e “Atleta di Cristo”.
Il successo di Scanderbeg ebbe vasta risonanza oltre il confine albanese e arrivò fino alle orecchie di Papa Eugenio IV, il quale ipotizzò addirittura una nuova crociata contro l’Islam dando la guida a Scanderberg.
La morte del Papa Pio II ad Ancona, è al 14 agosto 1464 fece fallire l’idea della crociata che il Pontefice aveva in mente e teneva in grande apprensione il sultano.
Sua indiscussa forza fisica e di condottiero delle tante battaglie, le aveva acquisite dai turchi, essendo inizialmente alle loro dipendenze perché la sua famiglia si era trasferita in Turchia. Durante una battaglia contro gli albanesi sentì forte il richiamo delle sue origini e passò nelle file del nemico con trecento fedelissimi e iniziò la sua battaglia contro gli “infedeli”.
Gli albanesi giunsero in Italia quando Giorgio fu chiamato dal Re di Napoli Ferdinando I, figlio e suo protettore Alfonso D’Aragona, per sconfiggere il suo rivale Giovanni D’Angiò. Il Re di Napoli per ringraziare Scanderberg del suo aiuto gli concesse i Feudi di Sant’Angelo, Trani, San Giovanni Rotondo e i molti contadini guerrieri andarono a occupare le terre incolte della Puglia.
Gli albanesi stanchi delle continue guerre si disseminarono soprattutto nel meridione, Calabria, Puglia e Sicilia. Nell’isola è presente, vicino a Palermo, la loro comunità insediandosi nella Piana degli albanesi. Attualmente si riscontrano varie comunità fino in Argentina. Nell’antichità possiamo, considera Castriota il primo difensore dell’Europa, allora solo unita per la religione cristiana, per quella attuale furono gettati i primi semi nell’isola di Ventotene. In questa isola furono stilati i primi documenti che vanno sotto il nome di “Il Manifesto di Ventotene”, scritti dagli esuli confinati come oppositori del fascismo. Contribuirono a formare le prime idee dell’attuale comunità europea, sia italiani sia slavi e albanesi.
Giorgio Castriota Scanderberg con i monumenti, che lo ritraggono in diverse posizioni, non è conosciuto solo in Italia, busti e statue sono presenti a Cosenza, Roma con il suo palazzo, in Umbria, a Fermo, ovviamente a Napoli, a Palermo e in altre cittadine sparse nell’Italia meridionale. Questi stanno testimoniando la presenza di comunità albanesi con il loro linguaggio costumi e usanze. La sua fama ha oltrepassato i confini italiani ed è possibile ammirare statue a lui dedicate, in Spagna a Valencia, in Belgio a Bruxelles, in Francia a Parigi, in Svizzera a Ginevra, in Michigan a Rochester, nella Repubblica di Macedonia a Skopje e nel Regno Unito a Londra.
La presenza di questi ricordi si deve alla presenza di grosse comunità di albanesi, sparse in diverse parti dell’Europa.
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