SEZIONE BARI
PERCHE’ IL 7 OTTOBRE PREMIAMO PASQUALE PANZARINO
Un argento in coppa del Mondo, un bronzo ai Mondiali, una partecipazione alle Olimpiadi di Sydney, il titolo di allenatore federale di secondo grado, la laurea in Scienze motorie. Il 14 arriverà anche la magistrale. E poi successi, medaglie, attestati, coppe conquistati – cosa più unica che rara – rimanendo tesserato per il Cus Bari, senza passare dai gruppi sportivi militari. Una fedeltà ripagata con l’assunzione, grazie alla lungimiranza dell’allora presidente Ignazio Lojacono. La carriera di Pasquale Panzarino, barese verace, è legata al canottaggio, la passione di una vita. Sorriso contagioso, energia che sprizza da tutti i pori, disponibilità proverbiale e la voglia di non restare mai fermo hanno fatto sì che diventasse un personaggio. Il suo mantra? Allenarsi non deve essere un sacrificio, ma una scelta. Se il tempo non consente di vogare, ecco il Fitrow, la versione al coperto, che aiuta a tenersi in forma, divertendosi. E se non bastasse, cimentatevi col Crossrowing, un nuovo tipo di allenamento, moderno ed efficace. C’è sempre lo zampino di Pasquale. Il Covid chiude le palestre? Tutti all’aperto, lì dove c’è più spazio, da largo Giannella al molo Sant’Antonio, al parco di punta Perotti. Insomma Panzarino, vera forza della natura, non lo ferma nessuno.
Quando si racconta, dice: “Il canottaggio è entrato nella mia vita a 14 anni. Ho scoperto ben presto che questo mondo era pieno di emozioni che mi avrebbero accompagnato per tutta la vita. Momenti di rabbia, di frustrazione, di felicità si alternavano tra loro ed io li ho vissuti a pieno tutti, consapevole che non sarebbero più tornati. Può sembrare assurdo ma, ad oggi, ho ancora bisogno di essere e sentirmi parte di quel mondo. Guardo con nostalgia i giovani atleti, li osservo e li ammiro, rivivo in loro le fatiche del remo. Non si smette mai di essere un canottiere. È un’emozione continua e le emozioni devono essere vissute. Il canottaggio ha scelto me e nonostante le difficoltà ho sempre inseguito i miei sogni sul carrello di una barca, anche adesso che non ho più vent’anni. Ciò che mi rende orgoglioso, al di là dei riconoscimenti e delle vittorie, è aver compreso l’anima di questo sport. Se qualcuno dovesse chiedermi perché fare canottaggio? La mia risposta è solo una: il canottaggio ti insegna ad essere forte”.
Oggi Pasquale Panzarino deve dimostrare di essere ancora più forte di ieri. Perché la vita lavorativa non smette mai di sorprendere. A 50 anni, c’è il rischio di perdere il proverbiale sorriso contagioso. Invece lui si aggrappa alla dignità del lavoro, alla forza di volontà forgiata dal canottaggio. La grande famiglia sportiva non dimentica il passato e ha trovato, oggi ancora una volta, un modo per ringraziarlo.
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