L’UNVS E L’ATLETICA PIANGONO UN SUO OLIMPIONICO

Atletica, addio allo sprinter olimpionico: Carlo Monti

Aveva 96 anni: svanita la possibilità di partecipare ai Giochi Olimpici 1940 e 1944 a causa della guerra, fu bronzo nei 100 agli Europei di Oslo 1946 e nella 4×100 a Londra 1948, diventando poi giornalista e scrittore

07 aprile 2016

A Milano, all’età di 96 anni, è venuto a mancare il velocista azzurro che fu bronzo europeo nei 100 metri nel 1946 e poi si piazzò terzo con la 4×100 ai Giochi Olimpici del 1948 a Londra. L’Atletica italiana è in lutto. A Milano, la città dove era nato il 24 marzo del 1920, si è spento Carlo Monti. Sprinter azzurro, in carriera si è messo al collo il bronzo europeo dei 100 metri a Oslo 1946, salendo sul terzo gradino del podio anche con la 4×100 ai Giochi Olimpici di Londra 1948. I compagni di Carlo Monti per la conquista della medaglia di bronzo furono Michele Tito, Enrco Perrucconi e Antonio Siddi,  che percorsero la distanza in 41”5.

Carlo Monti Il primo è Michele Tito, a Londra nel 1948 che, nella staffetta 4×100m (41”5) con Perucconi, Monti e Siddi, conquistò la medaglia di bronzo
Carlo Monti Il primo è Michele Tito, a Londra nel 1948 che, nella staffetta 4×100m (41”5) con Perucconi, Monti e Siddi, conquistò la medaglia di bronzo

Penso che Carlo sia stato l’ultimo atleta ad aver partecipato alla XIa Olimpiadi di Berlino rimasta famosa per il caso Jesse Owens È leggenda assai diffusa, ma si tratta di narrazione priva di fondamento, come dichiarato dallo stesso Jesse Owens il rifiuto di Hitler di riconoscerne le vittorie. Egli infatti non celebrò alcuna vittoria, ma anzi mentre l’atleta statunitense passava sotto la tribuna d’onore venne salutato da Hitler con un gesto della mano al quale egli rispose. Al contrario fu Franklin D. Roosevelt, in quel periodo impegnato in un’elezione e preoccupato della reazione degli Stati del Sud, a cancellare un appuntamento con il pluriolimpionico alla Casa Bianca. Monti non è stato solo un atleta di spicco con gli otto titoli tricolori nei 100 e nei 200,  con la maglia dell’Unione Sportiva Milanese e poi con quella della Pro Patria e della Nazionale negli Anni Quaranta, ma anche un apprezzato “cantore” delle vicende dello sport azzurro come giornalista e scrittore. Le sue medaglie sono già storia del nostro sport, il suo modo di fare garbato e discreto l’impronta di uno stile che non potrà mai essere d’altri tempi”.

Carlo Monti con la 4x100, bronzo olimpico a Londra 1948
Carlo Monti con la 4×100, bronzo olimpico a Londra 1948

Laureato in chimica, Monti è stato anche un apprezzato ‘cantore’ delle vicende dello sport come giornalista e scrittore.

“Carlo Monti – il ricordo del presidente Giomi – sarà per sempre l’uomo simbolo di un’atletica elegante, figlia di una generazione risorta dalla tempesta della Seconda Guerra Mondiale. Grazie per essere stato tutto questo e per le tante pagine dell’atletica che la sua penna ha poi saputo raccontare”.

Carlo Monti negli ultimi anni come Segretario Generale dell'UNVS
Carlo Monti negli ultimi anni come Segretario Generale dell’UNVS

Carlino Monti può essere riassunto in un racconto autobiografico che lui ci ha donato e di cui noi abbiamo sempre chiesto il bis, il tris, come per il pianista di Casablanca: suonalo ancora, Carlino. Guerra finita da un anno, nel Pacifico anche meno, mondo in pezzi, popolato da sommersi e salvati, da innocenti e da colpevoli che stanno per essere giudicati. L’atletica è la prima fenice che riesce a risorgere dalle ceneri, a organizzare un Europeo non in un paese neutrale ma in una Norvegia che ha avuto i suoi strazi: l’occupazione tedesca, il collaborazionismo di Quisling, la resistenza, i colpi di mano dei commandos contro le fabbriche dell’acqua pesante, i raid dei bombardieri nei fiordi, alla caccia della minacciosa Tirpitz. Il Bislett ha l’aspetto di un santuario, dove provare a lavare l’orrore.

Solo che arrivarci è un problema, racconta Carlino che allora aveva 26 anni – per l’epoca, un atleta maturo – e che aveva perso almeno cinque stagioni buone. La partenza della squadra azzurra è da Milano, con un Dakota, messo a disposizione dagli Alleati: il Dc3 è un magnifico cavallo da tiro – ha trasportato merci e paracadutisti e ha fatto la sua parte nel D-day – ma davanti a condizioni difficili deve arrendersi. E così, dopo aver appena puntato il muso a nord, deve far rotta verso sudovest, meta l’aeroporto marsigliese di Marignan. L’indomani si riparte ma arrivati sulla Danimarca, tra Skaggerak e Kattegat, la prudenza invita il pilota ad atterrare a Copenhagen. Un’altra notte passata alla meno peggio prima del decollo finale, verso l’aeroporto di Oslo, al tempo assai vicino al centro città.

Carlino in diretta, iniziando in italiano e finendo rapido nel milanese, come gli capita spesso: “Due giorni di viaggio e arrivo, finalmente, giusto quando le gare stavano per cominciare. Batterie, semifinali e finale, tutto di seguito come capitava a quei tempi: i 100 erano uno dei piatti principali della prima giornata. E riesco ad arrivare sino in fondo”. E a strappare la medaglia (di bronzo) che lo rende, in atletica, il più attempato titolare di un podio in una rassegna di respiro importante. Vince il britannico John Archer, nativo di Nottingham, la terra di Robin Hood, in 10”6, davanti al norvegese Tranberg (che porta un nome reale, Haakon) in 10”7. Carlino è lì dietro, in 10”8, dopo tre gare e un viaggio da bestie. In treno avrebbero fatto prima ma in quel momento la rete ferroviaria europea aveva qualche problema.

Ammessi agli Europei malgrado lo schieramento in guerra (la Germania non è presente), gli azzurri mettono assieme un discreto raccolto: dopo il bronzo di Carlino, la doppietta Consolini-Tosi, l’inizio di una costante, e il terzo posto nel peso di Amelia Piccinini. Due anni dopo, italiani ammessi che a Londra, l’altro momento di gloria di Monti che va a poggiare i suoi piedi reattivi anche sul podio olimpico, terzo nella 4×100 con Michele Tito, Enrco Perrucconi e Antonio Siddi, alle spalle degli Stati Uniti di Harrison Dillard e alla Gran Bretagna che schiera John Archer ma senza che venga concessa una rivincita “volante” di Oslo. John corre in prima, Carlino in ultima.

Otto titoli tricolori nei 100 e nei 200, e nel 2009 ha raccontato i primi cento anni della 100 km di marcia nel libro Cento per Cento. Giornalista pubblicista, è stato storico tesoriere dell’Ussi. Raccontare lo sport è anche il mestiere di suo figlio, Fabio Monti, firma del Corriere della Sera.

Il “Presidentissimo” Edoardo Mangiarotti nomina Carlo Monti come Segretario Generale dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport in data 01 Maggio 1985 e questo incarico lo ricopre fino al 31.12.2004, naturale scadenza per tutti gli incarichi in seno all’UNVS. In questi lunghi 19 anni si Segretario, Carlo, ci mette tutto il suo impegno nel far crescere il numero delle sezioni e dei soci. Oltre ad essere il Segretario è nominato direttore responsabile del “Il Veterano Sportivo” così si chiamava il giornale a quei giorni. Inoltre curava ogni anno l’edizione di una raccolta di notizie ed eventi importanti in cui era coinvolta l’Unione. Univa le sue capacità sportive a quelle di giornalista e di storico in quanto ci ha lasciato moltissime notizie di quegli anni.