MERCOLEDÌ 20 FEBBRAIO 2013
da “Il Veterano dello Sport” Gennaio – Febbraio 2013
Lettera aperta al Presidente Bertoni
Di NINO COSTANTINO
Caro Presidente, ho deciso di scriverti per cercare di comunicarti alcuni miei pensieri ed ho scelto questo mezzo perché lo ritengo il più efficace, il più chiaro ed idoneo a rendere inequivocabile ed indelebile il pensiero di chi lo esprime.
Conosci bene la stima e la lealtà incondizionata che nutro nei tuoi confronti (ed è questo il motivo più importante che mi ha spinto a scriverti) e conosci bene anche qual’è la mia posizione all’interno della ns Unione, sempre votata alla mediazione, al paziente rispetto delle regole, restando sempre al mio posto ed avendo sempre come guida l’onestà intellettuale che certamente, almeno spero, mi riconoscerai.
Ci sono, è inutile nasconderselo, delle situazioni di conflittualità che influiscono negativamente sul clima e la coesione all’interno dell’Unione. Tutto questo va evitato.
E’ compito tuo presidiare adeguatamente i conflitti che generano situazioni di tensione tra di noi, è compito tuo stimolare la comunicazione affinché la comprensione reciproca renda più incisivo il nostro operato.
Il conflitto può anche giocare un ruolo fondamentale, se ben gestito all’interno del gruppo, nel processo di sviluppo del senso di appartenenza ed è proprio quello che noi tutti dobbiamo raggiungere. Le performance migliori si ottengono quando all’interno di un gruppo si determinano livelli medi di conflittualità, mentre al contrario sia l’assenza totale di conflitti, sia la presenza di un grado elevato, riducono sensibilmente il livello di attività dei singoli. Nel primo caso si assiste ad una sorta di assuefazione ad un ambiente poco stimolante dal quale scompaiono sia il desiderio della partecipazione attiva che, e questa è la peggior iattura, il senso di appartenenza.
Nel secondo caso ognuno tende ad assumere posizioni sempre più rigide ed atteggiamenti di salvaguardia personale fino alla prevaricazione. Dunque i conflitti, se ben gestiti e questo dipende da te, potrebbero avere una valenza sostanzialmente positiva, a patto che tu riesca a far sì che essi non ostacolino le relazioni interpersonali e cerchi di neutralizzare tutti quegli eventi che potrebbero generare delle situazioni di conflittualità di difficile gestione. E’ compito tuo la valorizzazione dei ruoli che ognuno di noi svolge all’interno dell’Unione, cercando di gestire al meglio la conflittualità affinché essa non degeneri, trasformandosi in una sorta di guerra, più o meno sotterranea, con “la logica del tutti contro tutti” o peggio ancora della politica delle parrocchie che alla lunga certamente non paga. E’ necessario che tu sappia cogliere i sintomi del disagio di ognuno di noi, al loro primo insorgere, invitandoci a ragionare su fatti e dati concreti, ricercando ed approfondendo le motivazioni che hanno determinato la contingenza in discussione, cogliendo e sottolineando le disparità ed i diversi punti di vista, promuovendo un dibattito chiaro, onesto e comprensibile a tutti. Usare cioè una metodologia più efficace per la soluzione dei problemi attraverso un approccio mentale in base al quale non è importante stabilire “di chi è la colpa’’ quanto piuttosto di ricercare il “perché si è originato il problema”, in virtù del fatto che, spesso, la causa che ha determinato il problema è, nella stragrande maggioranza dei casi, molto più vasta, intricata e macchinosa di quella che potrebbe essere fatta risalire alla azione di un singolo individuo.
Se riuscirai a fare tutto questo, caro GianPaolo, sicuramente instaurerai un clima favorevole al nostro interno, garantendo quella particolare atmosfera che permea e modella i reciproci comportamenti dando ad ognuno la possibilità di esporre le proprie convinzioni ed i propri sentimenti senza alcun tipo di censura o timore di ostracismo e di sarcasmo; valorizzando le competenze di ognuno (affinché ognuno possa fare quel che gli compete e non quel che gli spetta), garantendo l’importanza che gli altri debbono attribuire e riconoscere alla sua presenza in seno al gruppo. Vedi Presidente,nelle organizzazioni i cambiamenti non si verificano per caso, ma solo e soltanto attraverso le persone che le costituiscono.
Ed infine è ancora compito tuo garantire l’appoggio che ciascuno di noi si aspetta non soltanto da parte degli altri Veterani, dai quali deve ricevere, all’occorrenza, aiuti concreti, leali ed efficaci, ma, soprattutto da parte tua quella fiducia, motivazione, incoraggiamento, equanimità e sicurezza che soltanto un grande leader, e tu lo sei, certamente sa dare.
Un abbraccio, Nino.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.