Lettera all’amico Giampiero Carretto

LUNEDÌ 28 FEBBRAIO 2011

Lettera all’amico Giampiero Carretto

Caro Giampiero,

G.P. CARRETTO

per prima cosa devo chiederti scusa se ho tardato a darti una risposta, purtroppo una bruttissima influenza mi ha bloccato, proprio nel vero senso della parola, a letto quando mi trovavo in Toscana.
Ora sono ritornato in Sicilia e ho pensato ai miei amici veterani piemontesi e valdostani e mi accingo a scrivere qualche cosa. Il mio compito è arduo parlare della 50ma Assemblea dei Veterani, mi mette dei brividi, il solo pensiero. Cinquanta volte che viene indetta, cinquanta anni che è organizzata, se ci pensiamo un attimo, è quasi una vita di un uomo, un filo lungo cinquanta anni che unisce i veterani radunandoli in diverse parti d’Italia, con l’unico scopo di ritrovarsi, di parlare, di fare progetti, una grande famiglia di sportivi che ha ancora il desiderio di misurarsi, di competere, di cercare nuove vittorie. Personalmente piacerebbe trovare i documenti per conoscere quello di cui si parlava allora, dei personaggi presenti, la nostra storia. La Sicilia ha avuto la fortuna di ospitare questo importante evento e solo per pura combinazione sono anche i 150 anni dell’unificazione dell’Italia partita da questa isola. Questa meravigliosa terra, che mi ha ospitato, il più delle volte è ricordata addossandogli molte colpe, forse più di quelle che in realtà si merita. Fin dall’antichità, vari popoli hanno invaso la Sicilia, molte navi hanno solcato i mari siciliani e ognuno ha lasciato una propria impronta. Dai Sicani, primo popolo siciliano, ai greci, agli arabi, ai bizantini, ai normanni, poi spagnoli e francesi, tutti quanti hanno voluto dominare, depredare, lasciare la propria storia di occupazione su tutta l’isola. In molti pensano che la lingua italiana abbia avuto origine a Firenze e se è pur vero che Dante abbia contribuito a farla conoscere, è stata la Sicilia tramite la “Scuola Siciliana” ideata e voluta dal grande re Federico II, a farle muovere i primi timidi passi. Il giovanissimo Re, oltre a fondare la prima Università del Sud, accolse alla sua corte, poeti che componevano in lingua provenzale e andavano di corte in corte a cantare l’amore, la bellezza femminile e le imprese coraggiose dei cavalieri, facendo conoscere il “volgare”. Solo abitandoci, come hanno fatto diversi scrittori soprattutto inglesi, possiamo descrivere e inebriarci dei profumi che emana questa terra: la fioritura dei limoni, degli aranceti, dei mandorli …. i loro frutti….. le melanzane, i pomodori…. il pesce fresco appena pescato che rilascia il profumo della salsedine…. e tantissimi altri prodotti della terra. L’iniziale diffidenza del siciliano, penso, sia dovuta al continuo passaggio di stranieri, ma una volta superata questa fase il calore, l’ospitalità di questa popolazione ti avvolge completamente. E questa loro caratteristica si riscontra anche in questi giorni verso i popoli che arrivano sulle “carrette del mare” perché il siciliano è abituato, fin dall’antichità, ad essere invaso da altri, ha fatto di necessità virtù di convivere con altri popoli, ha conosciuto e conosce tuttora cosa vuol dire essere straniero nella propria nazione o in altri parti del mondo. Questa è la Sicilia con i suoi pregi e i suoi difetti che si fa amare e odiare, il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, il prezzo che si deve pagare per vivere in questa terra che ha per confine il cielo che si tuffa in un meraviglioso mare.

Con affetto                                                                                                           Martino(2011)