LE OLIMPIADI MODERNE 4a PARTE

VENERDÌ 10 FEBBRAIO 1984
da “Il Veterano Sportivo” Gennaio – Febbraio 1984

LE OLIMPIADI MODERNE 4a PARTE

 

(segue dal n.ro precedente)

Il barone Pierre de Coubertin creatore delle Olimpiadi del nostro secolo

Le Olimpiadi di Città del Messico si svolgono in un clima particolare. Il Paese  retto dal presidente Diaz Ordaz, è in preda a continui tumulti. Per la prima volta, nella storia dei Giochi, si teme per la loro stessa sopravvivenza.
Mentre l’Esercito della liberazione invita con un proclama vari Paesi a non partecipare, la prova generale della cerimonia inaugurale avviene con la protezione dell’esercito in pieno assetto di guerra. Malgrado i morti ed i feriti, le Olimpiadi si svolgono ugualmente e, stranamente, niente interviene a turbarne lo svolgimento.
Si realizza così il grande sogno di De Coubertin. Una volta tanto le Olimpiadi, come avveniva nell’antica Grecia, sono riuscite a placare gli animi ed eliminare le tensioni. Alle gare sono presenti ben 6626 atleti di cui 775 donne per un totale di 112 nazioni.
Il Sudafrica viene escluso in seguito alla minaccia di ritiro avanzata dai Paesi africani e da quelle dell’Est europeo. L’atletica, grazie al tartan ed all’altitudine, registra risultati eccezionali.
Cadono così, in campo maschile, ben 10 primati mondiali (più tre eguagliati) e 23 olimpici (più quattro eguagliati).
In campo femminile vengono battuti 7 mondiali (più 3 eguagliati) e 12 olimpici (più 9 eguagliati).
Beamon, sottile e leggero (Kg. 75 x m. 1,90 di altezza) vola nel lungo a 8,90 ed entra nella leggenda. Mai prima di allora un primato del mondo aveva registrato uno scossone così violento. Per avere una idea dell’incremento di quel primato basterà pensare che Hines, Smith ed Evans vincitori con il record di mondo in ordine, dei 100, 200 e 400 m. piani con 9″ e 9, 19″ e 8 e 43″ e 8 (tuttora primato mondiale  avrebbe dovuto ottenere, in proporzione, rispettivamente 9″ e 4,16″ e 97 e 37″ e 23! Ma se Beamon, con il suo salto prodigioso, ottiene il risultato più sensazionale dell’intera Olimpiade, tante altre sono le imprese sportive da ricordare.
Hines, in una gara che per la prima volta nella storia non vide un bianco alla partenza, vince i 100 m. infrangendo la barriera dei 10″ netti.
Alla premiazione dei 200 m. si registra un episodio che farà gridare allo scandalo per lungo tempo. Tommie Smith e John, Carlos, rispettivamente 1° e 3° salgono sul podio senza scarpe e con le calze nere (le pimp socks o calze da ruffiano, come nel linguaggio dei bassi fondi), levando in alto il pugno chiuso coperto da un guanto nero.
Questo gesto scatena un vero e proprio putiferio e costa la squalifica ai due contestatori.
Nel disco, Al Oerter, ormai entrato nel­la leggenda, vince per la 4a volta consecutiva il titolo olimpico nel disco. Melbourne, Roma, Tokio e Città del Messico sono gli anelli di una prodigiosa catena che fanno di Oerter uno dei più grandi atleti che siano mai esistiti.
Nell’alto vince un giovane ventunenne dell’Oregon, Richard Fosbury. Salta con uno stile strano. Compie una rincorsa di 8 passi e quando si trova davanti all’asticella stacca con il piede destro e quando è a circa mezzo metro da terra si avvita arrivando all’asticella quasi sdraiato. A questo punto richiama le gambe sollevandole fino alla verticale e si lascia cadere. Bruimel commenterà  «È uno stile buono solo per Fosbury, ma non avrà fortuna». Invece si sbaglia perché quei giorni segnano l’atto di nascita di un uovo stile che rivoluzionerà la specialità: il Fosbury flop.
Nella maratona, dopo che Abebe Bekila è stato portato via in ambulanza per una crisi, vince Mamo Wolde, anch’esso etiope e sergente della guardia del Negus.
Nel nuoto gli americani la fanno da padroni conquistando ben 23 medaglie d’oro sulle 29 disponibili in campo maschile. L’Australia però, vince con il prestigioso Mike Wenden le 2 gare più prestigiose  i 100 e i 200 stile libero, mentre il Messico conquista la prima medaglia d’oro della sua storia nel nuoto con Felipe Munoz che sorprende tutti nei 200 rana e ripaga i Messicani della delusione provata per la sconfitta dell’idolo locale Echevarria. Si affacciano però all’orizzonte 2 nomi nuovi destinati a far parlare di sé a lungo: l’americano Mark Spitz ed il tedesco orientale Roland Matthes che strapazza tutti nei 100 dorso rifilando al secondo, l’americano Hick Cox, un distacco di ben 1″ 5.
Nella ginnastica, trionfa la cecoslovacca Vera Caslavska che riscuoterà grandi consensi anche per solidarietà con le drammatiche vicende che il suo Paese sta vivendo in quei giorni.
Nel pugilato continua la tradizione che dura da Helsinki che vede sempre, sul podio dei massimi, atleti americani alcuni dei quali destinati a conquistare il titolo mondiale dei professionisti. Così è stato per Clay vincitore a Roma, così per Frazier campione a Tokyo e così sarà per Foreman, trionfatore a Città del Messico.
L’Italia conquista un solo bronzo con il Massimo Bambini. Un po’ poco, considerati i recenti trionfi, conseguiti nella specialità.
Il nostro Paese esce dall’Olimpiade con 3 medaglie d’oro, 4 d’argento e 9 di bronzo.
Due medaglie di bronzo ci vengono dall’atletica leggera: la prima con Gentile che si piazza terzo dietro Saneyev e Prudencio nella più grande e avvincente gara di salto triplo mai disputata nella storia. Al primo salto si porta in testa Gentile, con m. 17.22, nuovo primato del mondo; al terzo salto passa a condurre con un nuovo record mondiale, Saneyev, che supera Gentile di un solo centimetro (m. 17,23); al quinto salto si porta in testa Prudencio con m. 17,27 ma all’ultima prova Saneyev batte tutti con m. 17,39, demolendo per la quarta volta il vecchio primato mondiale di Schmidt (17.03). Comunque, c’è da notare che il limite di Schmidt è stato superato in quella memorabile prova ben otto volte!
L’altra medaglia di bronzo ci viene da Ottoz, battuto nei 110 ostacoli soltanto dagli americani Davemport e, Hall.
Il 1° oro lo conquistiamo con il canottaggio con i 2 con, grazie ai campioni trevigiani Primo Baran e Renzo Sambo con al timone il quindicenne Bruno Cipolla.
Le altre 2 medaglie d’oro le otteniamo con Pier Franco Vianelli nel ciclismo su strada che stacca il danese Mortensen a 20 km dal traguardo affiliandogli un distacco di 1′ e 55″ e con Klaus Dibiasi nei tuffi.
Certo non sono molte le medaglie d’oro se si pensa alle 13 conquistate ad Anversa, alle 12 di Los Angeles, alle 13 di Roma e alle 10 di Tokio, ma occorre pensare anche che ormai vincere alle Olimpiadi è un’impresa più difficile dato il carattere universale che esse hanno ormai raggiunto. Basta pensare all’Africa i cui atleti trionfano in tutte le gare di corsa di atletica, dai 1.500 alla maratona, 3.000 siepi comprese, per rendersi conto di
quanto la concorrenza sia divenuta temibile.

Angelo Ciofi