IN RICORDO DI MIA NONNA ZITA
“Seduto in quel caffè”, ho sentito forti rumori alle mie spalle. Ho intuito che erano tuoni di caldo, un temporale si stava avvicinando. Sono uscito e sono stato assalito da una forte calura, caratteristica di queste ultime settimane. Osservavo il cielo per capire se ero felice perché le piogge avrebbero stemperato questo caldo, ma anche in fondo al cuore, una certa tristezza perché non amo la pioggia. Il vento spostava in continuazione le nuvole nere cariche di pioggia e quelle più chiare, la loro sovrapposizione, provocava lampi e tuoni. Improvvisamente dal profondo cassetto dei miei ricordi è affiorata la figura di mia nonna materna; più che una nonna è stata la seconda mamma. Appena neonato, per la gioia di mia madre, ho mostrato il mio carattere ribelle e libero, avevo scambiato il giorno per la notte, cosa che in parte mi è rimasta. Quando c’erano questi forti temporali, mi rifugiavo tra le braccia di mia nonna Zita. “Nonna, cosa sono questi rumori così forti?” Mi guardava con i suoi occhi neri come tizzoni di carbone: Non aver paura non è niente, sono i frati che fanno scivolare le loro botti dal monte per pulirle, le preparano per la prossima raccolta dell’uva.” Io mi accostavo a lei rannicchiavo vicino vicino e mi sentivo più protetto da “quei frati burloni.” A proposito di mia nonna e della raccolta dell’uva mi ricordo quando assieme a mio padre c’era la raccolta dell’uva con grosse ceste o “bigonce”. Queste erano in legno di castagno e con un grosso palo era pigiata l’uva che, messa nelle apposite botti, si formava il mosto e poi in vino. Mia nonna stravedeva per me perché portavo il nome di suo marito morto giovanissimo, forse in me rivedeva lui. Nel desiderio che crescessi forte e robusto, forse per una sua vecchia credenza, ogni anno, al momento che si formava il mosto, mi immergeva nella botte. Non so se già la natura si era predisposta così o per questo “rito”, ho belle gambe, così si dice. Assieme a queste e agli occhi verdi o marrone chiaro secondo la luce esterna, molte volte tristi, sono l’unica cosa in cui la natura mi ha dato una mano o si è impegnata di più. Ciao nonna Zita che porti il nome della Santa protettrice delle domestiche e per pura combinazione sei nata a pochi metri da dove è nata la Santa.