Il ruolo dell’anziano nella società

DOMENICA 18 MARZO 2012

da “le Fiamme d’Argento” Gennaio Febbraio 2012 Rivista dell’Associazione Nazionale Carabinieri

Il ruolo dell’anziano nella società

2012: ANNO EUROPEO PER INVECCHIAMENTO ATTIVO E LA SOLIDARIETÀ TRA LE GENERAZIONI

Il ruolo dell’anziano nella società

La sua tutela a salvaguardia di buona parte della futura prosperità della Nazione

di Sergio Filipponi

Prima che si verificasse la crisi economica mondiale esplosa nell’estate scorsa, gli anziani pre­mevano, attraverso le numerose benemerite rappresentanze di categoria, sulla classe politica per ottenere una serie di provvedimenti normativi, quali l’adeguamento di tutte le pensioni al costo della vita, un migliore accesso ai servizi socio-sanitari ed assistenziali, il sostegno alla domiciliarità con la deducibilità dal reddito del pensionato dell’importo del contratto della badante, il sostegno alla fami­glia attraverso agevolazioni nell’assistenza per periodi mirati quali il post-ricovero e le ferie familiari, la mutua socio-integrativa e l’accesso ai sistemi di finanziamento age­volato della spesa sociale, l’avvio di un si­stema misto pubblico-privato di assicura­zione del rischio di non autosufficienza, la promozione di corsi di alfabetizzazione in­formatica, la raccolta a livello regionale di curricula degli anziani che vogliono mettere la loro esperienza professionale a disposi­zione delle imprese o a favore dello svi­luppo dei Paesi del terzo mondo ed infine l’impiego degli anziani artigiani tra i 60 ed i 70 anni quali insegnanti nei corsi pratici per gli studenti di scuola secondaria pro­fessionale.
Doiché gli enormi passi avanti compiuti dalla scienza fanno constatare che dopo i 60 anni si ha ancora un potenziale ciclo di vita di 20-25 anni, i neo-pensionati in buona salute potevano scegliere di intra­prendere un nuovo modo di vivere dedi­candosi a lavoro part-time, a lavoro-hobby, ad attività familiari ed al volontariato, of­frendo un contributo economico apprez­zabile alle loro famiglie, alla società e ri­ducendo l’insorgenza di malattie prevalentemente cardio-vascolari causate dalla depressione e dalla ridotta mobilità. Il decreto legge 201/2011, approvato prima di Natale dal Parlamento, avendo va­rato un corposo insieme di severe ma ne-cessarie misure di tassazione e di rispar­mio, costringe a rimettere nel cassetto gran parte di quelle richieste; imponendo altresì il graduale aumento dell’età pensionabile da 60 a 67 anni, si arriverà alla pensione stremati e con tempi troppo ridotti per inaugurare un altro modus viverteli. Se l’avanzata età di pensionamento dilata i tempi di affrancamento dal lavoro, l’an­ziano rimane però sempre il punto di rife­rimento della famiglia moderna ove, pur non convivendo con i figli sposati, si rende disponibile nella cura e nell’assistenza dei nipoti e svolge un ruolo importante nella loro educazione perché tramanda alle nuove generazioni i valori e le tradizioni che sono alla base del progresso di ogni so­cietà; inoltre egli ravviva all’interno dei nu­clei familiari gli affetti e ne stempera le spi-golosità avendo accumulato una consistente esperienza di vita. Gli anziani continuano ad essere una insostituibile risorsa psicologica, umana ed economica non solo per la loro famiglia ma anche per la nostra Patria che ha bisogno del contributo di tutti; essi esprimono spesso sorprendenti eccellenze ideali, spi­rituali, culturali, artistiche e professionali che li rendono degni del rispetto e dell’at­tenzione delle istituzioni e dei giovani. E guardando soprattutto a loro, nel 2012 sarà celebrato, in tutti i Paesi del nostro continente, “L’anno Europeo per l’invec­chiamento attivo e la solidarietà tra le ge­nerazioni”, nel corso del quale saranno focalizzati diversi aspetti del binomio gio­vane-anziano nel mondo moderno; infatti questa nuova complessa realtà relazio­nale, presente in tutte le società più evo­lute, comporta un cambiamento epocale degli schemi mentali e solleciterà la classe politica a migliorare le norme di settore nella consapevolezza che tutelare gli an­ziani significa salvaguardare una parte ri­levante della futura prosperità dell’intera Nazione.
Deve essere infine valutato che nei nostri tempi il giovane, portato essenzialmente alla tecnologia, entra nel mercato del lavoro a tempo indeterminato non prima dei 33 anni e fino ad allora vive in famiglia; l’an­ziano, trasmettitore del patrimonio tradi­zionale familiare e sociale, partecipa eco­nomicamente al sostegno di figli e nipoti per una cifra complessiva calcolata in 50 miliardi di euro l’anno, assumendo conse-guentemente un duplice ruolo di tesoro af­fettivo e materiale che deve essere tutelato anche perché ha una benefica influenza sulle due generazioni a lui successive.