Enzo Ferrari: un inimitabile veterano che riunì l’Italia

VENERDÌ 19 AGOSTO 1988
da “Il Veterano Sportivo” Agosto – Settembre 1988

Enzo Ferrari: un inimitabile veterano che riunì l’Italia

 

DI CARLO MONTI

ENZO FERRARI

Mentre tutti noi, a Ferragosto, eravamo in vacanza, chi al mare, chi ai monti, chi sui laghi od in collina, in dolce, tranquilla serenità, uno di noi veterani ci ha lasciato. Come, era suo costume, in completo silenzio. È Enzo Ferrari, il «Mago di ,Maranello», appartenente alla sezione di Modena. Se ne è andato, a novantanni e 178 giorni, addolorando e commuovendo tutto il mondo; e non soltanto i patiti dell’auto da corsa, per i quali Enzo Ferrari ha rappresentato una leggenda indistruttibile.

Uomo tutto d’un pezzo, emiliano di Modena (nacque da un carpentiere che lavorava per le ferrovie e da una casalinga) nel più profondo della sua natura, arroccato nel suo feudo di Maranello fra nebbie autunnali e solleoni estivi, ha trascorso metà della sua vita a ricevere in pellegrinaggio personaggi di tutto il mondo, come Von Karajan, il celebre direttore d’orchestra affascinato da un’altra sinfonia  quella dei dodici cilindri, o Stevenson, che un giorno gli chiese come avesse fatto, senza mai muoversi da casa sua, a diventare in America più celebre di lui. Non fu uomo docile e per questo forse buttò alle ortiche, trattando male qualche politico, una sua candidatura a senatore a vita; ma probabilmente ha pagato un vezzo, di cui peraltro andava assai fiero: quello di vantarsi di non aver mai messo piede a Roma dal 1936. Esercitò diversi sport, come l’atletica, il tiro a segno, la scherma ed il pattinaggio; ma il suo «pallino» fu l’automobile. E cominciò a Torino, in una officina dove gli autocarri leggeri venivano trasformati in autotelai; ma voleva fare il corridore e, dopo tanti sacrifici, riuscì ad esordire in una corsa, la Parma-Poggio di Berceto, in cui si classificò al quarto posto. Le prime vittorie di Ferrari pilota arrivarono nel 1924, su un’Alfa Romeo e nel 1929 nacque la scuderia Ferrari. Fu la madre di Francesco Baracca (come pubblicammo anche sul nostro «Veterano Sportivo») a suggerirgli di disegnare il simbolo dell’eroico aviatore di Lugo, il cavallino rampante sulle macchine della sua scuderia, che restò in attività per ben nove anni. Ma soltanto nel 1938 egli iniziò la carriera di costruttore. Il debutto della prima Ferrari con sigla «815» avvenne alla Mille Miglia del 1940 con Ascari e Rangori. Da quel momento cominciò l’avventura della Casa Ferrari, che nel 1951 colse la prima vittoria sull’Alfa con Froilan Gonzales e nel 1952 conquistò il primo titolo mondiale con Alberto Ascari. Da quel momento i suoi trionfi non ebbero più fine; fu il padre padrone di tanti piloti, fu soprattutto un uomo che ha rifatto l’unità d’Italia, radunando sotto le sue bandiere tutti gli Italiani, di qualsiasi fede politica o religiosa. Non ebbe vita facile, né come uomo, né come costruttore. Per noi resta un esempio di un veterano con i fiocchi: sanguigno, polemico, sempre disposto a lavorare per l’immagine di un’Italia sempre più bella, talent-scout inimitabile, tanto che moltissimi piloti per un’ora o per tanti anni furono al suo servizio. Un uomo che ha amato lo sport immensamente ed intensamente  Ed in questo momento noi crediamo che il nostro vessillo debba ammainarsi per rendere l’ultimo omaggio a questo veterano che si disse «fu l’espressione vivente della nostra fantasia».