EDIZIONE DIMEZZATA

VENERDÌ 25 MAGGIO 1984
da “Il Veterano Sportivo” Maggio 1984

EDIZIONE DIMEZZATA

Il barone Pierre de Coubertin.

La nostra disamina, sportiva e tecnica, è stata affrettata, anche per i limiti di tempo postici dalla stampa della nostra rivista. Tuttavia — pur incompleta — offre una sintesi di quale spettacolo ci è stato tolto d’improvviso.L’augurio di tutti gli sportivi che le Olimpiadi di Los Angeles potessero ridare una completezza assoluta alla partecipazione degli atleti è finito nel nulla e svaniti sono i sogni di poter vedere — con quel fascino che contraddistingue i Giochi Olimpici — accaniti duelli nel nome dello sport. La politica, ancora una volta, come già a Città del Messico, a Monaco di Baviera, a Montreal e a Mosca, ha messo il suo, ormai tradizionale, bastone fra le ruote del Carro, caro a De Coubertin e così anche queste Olimpiadi di Los Angeles vedranno soltanto una parte (e non tutta) del mondo sportivo disputarsi le vittorie e vincere le medaglie olimpiche.
Nel numero scorso abbiamo titolato un nostro articolo «A Los Angeles quali Olimpiadi?», chiamando in causa la medicina, che, talvolta, può laddove i muscoli (e il cuore) non possono più di tanto. Il fatto, già grave, perché indirizzato a ottenere con il sotterfugio ciò che sovente da solo l’atleta non riesce a conquistare, adesso ripropone la stessa domanda; la ripropone per denunciare quante accanite battaglie, quanti « scontri» incruenti, nel nome dello sport, verranno a mancare. Di queste «assenze» vogliamo oggi parlare, lasciando ad altri la disanima — in ben altra sede — del fatto politico e i torti e le ragioni dell’una e dell’altra parte. Noi auspichiamo che le Olimpiadi non muoiano mai; anche se non hanno la forza non solo di far cessare le guerre, ma nemmeno di evitare che esse stesse possano svolgersi a partecipazione compatta e nel pieno rispetto dello sport e degli atleti che vi si sacrificano.
Olimpiadi dimezzate, spettacolo dimezzato. Quali sono i «grandi scontri» che non vedremo? In atletica i duelli importanti  alla luce degli avvenimenti della scorsa stagione, non sembrano molti. Infatti vi sono specialità in cui dominano gli americani e altre in cui sono i Paesi dell’Est (e talvolta l’URSS) a farla da padrone. In campo maschile però almeno tre specialità promettevano scintille che non scoccheranno.
Nel lancio del giavellotto, molto atteso era il confronto fra il campione del mondo, tedesco orientale  Detlef Michel e lo statunitense Tom Petranoff, primatista del mondo e che lo scorso anno a Hel­sinki non poté usare il giavellotto di lega speciale, con cui raggiunse quasi i 100 metri. Dietro i due un altro aspirante al successo sarebbe stato il sovietico Kula, che a Hel­sinki per soli due centimetri perse il secondo posto.
Un altro duello atteso che non si farà sarà quello nel salto triplo. A Helsinki vinse il polacco Hoffmann fra la sorpresa generale, poiché i favoriti erano i sovietici (Valyukievich e Grishenkov) e lo statunitense Banks. Quest’ultimo si classificò secondo, mentre i sovietici finirono lontano. La rivincita sarebbe stata ovviamente attesissima.
Un terzo duello sarebbe stato nel salto in alto. Il grande favorito resta il cinese Zhu, ma i sovietici hanno vinto a Helsinki e anche nelle ultime indoor hanno mostrato di valere il record del mon­do (Paklin a Milano). Peakok, negro statunitense, fu a sua volta secondo a Helsinki e in piena ascesa.
Le gare femminili avrebbero offerto senza dubbio il duello più spettacolare sui100 metri, dove Evelyn Ashford, la simpatica negretta, messa fuori in semifinale a Helsinki da un dolorosissimo strappo muscolare, quando stava rivelandosi la migliore, avrebbe cercato la rivincita contro la cam­pionessa del mondo e primatista mondiale Marlies Gòhr.
Altro scontro altamente spettacolare tramontato: quello fra la Decker e la Zajtseva (ma dietro costei altre ve ne sono: Agletdinova, Jushina, Kazankina) nel mezzofondo; rivincita di quello dello scorso anno a Helsinki, con la statunitense che superò la Zajtseva, caduta a terra lunga distesa  nel disperato tentativo di spuntarla sul traguardo.
Ancora: Daute (tedesca orientale) — Proskuriakova (sovietica) contro Carol Lewis nel salto in lungo; Bykova contro la statunitense Ritter nell’alto; Dickerson contro Smekhnova nella maratona.
Nel nuoto altri duelli appassionanti avrebbero entusiasmato il pubblico. Gaines, secondo sui 100 stile libero agli ultimi campionati mondiali (1982) contro il tedesco orientale Whoite; Carey contro il sovietico Shemetov sui 100 dorso e contro Baltrush (tedesco orientale) sulla doppia distanza; Moffet contro il sovietico Zulfa nei 200 rana; nei 200 farfalla Fesenko contro Beradsley; nei 200 misti Sidorenko contro Barret (e qualche altro come il nostro Franceschi) e infine nei tuffi il successore di Louganis (Kimball?) contro Kuzmin e Aleynik. In campo femminile in quasi tut­te le specialità si sarebbero rinnovati i duelli fra ondine USA e soprattutto della Germania Democratica.
Negli sport di squadra, per concludere questa rapida carrellata, indubbiamente un colpo mortale è stato inferto al basket e anche al pugilato, dove i Paesi dell’Est avrebbero messo in campo formidabili dilettanti a… vita.

Spettacolare caduta di un cavaliere
nel completo di equitazione
ai Giochi Olimpici di Los Angeles,
nel 1932. La posizione verticale
che ha assunto il cavallo è unica,
altamente drammatica.
(B.S.N./Coni – R.U, Los Angeles –
Foto Bartolozzi)

E gli italiani trarranno vantaggio, come quattro anni fa a Mosca di tante defezioni? Più ancora dell’atletica e del nuoto ci sembrano ora sorridere di più la scherma, il pugilato è il ciclismo. Ma vediamo in breve rassegna gli eventuali vantaggi.
La scherma, sport in cui l’Italia è fra i Paesi più in vista e le speranze di conquistare diverse medaglie non sono campate in aria. I maggiori antagonisti dei nostri giovani leoni erano proprio i sovietici  Nel fioretto il grande Romankov non ci sarà: né ci sarà la squadra di sciabola, campione del mondo. Possiamo aggiungere alla lista degli assenti il bulgaro Etropolski, sciabolatore di grande talento, e molti altri polacchi e ungheresi, tradizionali rivali dei nostri schermitori da decenni.E gli italiani trarranno vantaggio, come quattro anni fa a Mosca di tante defezioni? Più ancora dell’atletica e del nuoto ci sembrano ora sorridere di più la scherma, il pugilato è il ciclismo. Ma vediamo in breve rassegna gli eventuali vantaggi.
Anche nel canottaggio l’assenza dell’URSS e della Germania Democratica apre larghi spazi agli altri Paesi. L’Italia, già forte con il «due con» dei fratelli Abbagnale, avrà vita migliore indubbiamente nel «due senza», nel «quatto con» e nell’«otto».
Altra disciplina dove gli italiani partono avvantaggiati è il pugilato. Dopo le tre medaglie d’oro di Amsterdam nel 1928 e di Roma nel 1960, la boxe azzurra ha avuto diverse battute d’arresto. Ma ora è in grande rinascita e le ultime manifestazioni internazionali l’hanno testimoniato. Sognare tre medaglie d’oro anche a Los Angeles non è proibito.
Nella pallanuoto l’URSS è campionessa olimpica uscente e campionessa del mondo. L’Italia indubbiamente potrà così concorrere ad una medaglia, tenendo conto che mancherà anche l’Ungheria, altra grande.
Infine l’atletica e il nuoto. In quest’ultimo sport il nostro Fran­ceschi, campione europeo nelle gare dello stile misto, non sembra avere antagonisti dell’Est. In atletica, il discorso è diverso. Cova, ad esempio, teme soprattutto i due tedeschi orientali Schildauer e Kunze, che, così, mancheranno.
A conclusione — un’amara conclusione — possiamo dire che i molti confronti — soltanto in parte da noi enumerati — saltati non soltanto tolgono paprika e entusiasmo agli scontri di vertice, ma tolgono soprattutto amore allo sport, che lo credevamo capace di ben altri exploits che quelli dei suoi campioni. Forse qualche atleta guadagnerà qualche medaglia in più; peccato che ci perda lo sport.

n.d.r. Carlo Monti (?)