da “La Sicilia” Addio a Edo Mangiarotti lama d’oro in Paradiso

SABATO 26 MAGGIO 2012

da “La Sicilia Sabato 26 Maggio 2012 Sport Pagina 18

Addio a Edo Mangiarotti lama d’oro in Paradiso

Edoardo Mangiarotti

Roma. Per tutti resterà l’uomo delle 39 medaglie. Nessuno ha vinto quanto lui. Una longevità che ha pochi eguali nell’intera storia dello sport mondiale. Dopo Renzo Nostini, Edoardo Mangiarotti – morto giovedì notte, nella sua abitazione a Milano, a 93 anni – era considerato l’ultimo dei grandi moschettieri d’Italia.
Uno dei principali interpreti di una straordinaria stagione della scherma italiana maestro insuperabile di tanti campioni di oggi, esempio per una tradizione che si è sempre rinnovata nel tempo, facendo della scherma lo sport più medagliato. Un mito.
Figlio d’arte, Mangiarotti, ha vissuto il suo canto del cigno ai Giochi di Roma del ’60: chiuse la sua carriera, cominciata nel ’36, con le ultime due medaglie – una d’oro (spada a squadre), l’altra di argento (fioretto a squadre) – e lo sport italiano idealmente gli tributò una standing ovation. L’ultimo trionfo arrivò alla veneranda età di 41 anni, come Dino Zoff, nel calcio, per alzare la Coppa del Mondo. Di medaglie d’oro, tra olimpiadi e mondiali, Mangiarotti ne ha portate al collo tante (appunto 39): nessun altro azzurro, in assoluto, è mai riuscito neanche ad avvicinare il suo superlativo primato.
Edoardo Mangiarotti nacque a Renate Veduggio, vicino a Milano, il 7 aprile 1919. Figlio d’arte: tutti in famiglia hanno tirato di scherma. A partire dal padre Giuseppe, uno dei pionieri in Italia della spada, proseguendo con la madre Rosetta, seconda in un campionato italiano, per finire con i fratelli Dario e Mario (il primo con maggior fortuna dell’altro). Quella dei Mangiarotti è stata una vera e propria «dinastia». Una tradizione che ha avuto il suo apice proprio con i trionfi di Edoardo: 19 medaglie d’oro tra Olimpiadi e Mondiali, l’atleta italiano con più podi olimpici (13), al terzo posto nel mondo in questa speciale classifica. E se non ci fosse stata la Seconda Guerra Mondiale…
Spada e fioretto le sue armi preferite. La storia sportiva del grande Edo cominciò prestissimo, a 11 anni. Il padre, intuendone le qualità, da destrorso lo fece diventare mancino: una scelta che, nel tempo, si dimostrerà vincente. Non aveva ancora 18 anni, quando ai Giochi di Berlino del ’36 vinse la sua prima medaglia d’oro (spada a squadre). A 19 salì per la prima volta sul podio mondiale individuale, conquistando l’argento nella spada.
Negli anni della sua ascesa piombò la guerra, ma Mangiarotti riprese 12 anni dopo a vincere, come se niente fosse: a Londra fu bronzo olimpico individuale nella spada, argento a squadre sia nella spada che nel fioretto. Nel ’52, Helsinki fu il teatro del suo primo oro olimpico individuale (nella spada), bissato dal concorso a squadre. En plein tutto in famiglia, con il fratello Dario, simile a quello dei fratelli Nedo e Aldo Nadi, ad Anversa 1920, nella sciabola. A Helsinki nel fioretto vinse 2 medaglie d’argento.
Nel ’56, a Melbourne, salì di nuovo sul gradino più alto del podio nelle gare a squadre di spada e fioretto, mentre nella spada individuale fu ancora bronzo. Poi, ci fu Roma e l’addio alle pedane. Ma Mangiarotti non è stato soltanto un campione, ma anche un cronista di razza: scrisse a lungo per la Gazzetta dello Sport. Una passione per la parola, senza peli sulla lingua, che non lo ha mai abbandonato. Nel 2002, l’anno in cui il Cio gli assegnò l’ordine olimpico, scrisse una lettera, rivolgendo un coraggioso appello, all’allora presidente del Consiglio Berlusconi, lamentandosi, come presidente dell’associazione delle medaglie ! d’oro al valore atletico, delle ingerenze della politica e per uno sport italiano sempre più «mortificato».
Un tasto su cui continuò a battere anche in seguito, anche nel giorno dei suoi 90 anni, tre anni fa, quando Milano e tutta l’Italia sportiva, presidente del Coni Petrucci in testa, lo festeggiarono come padre nobile dello sport azzurro. Un campione che ha dominato alle Olimpiadi non poteva essere dimenticato ai Giochi di Londra: con il nome di Edoardo Mangiarotti è stata ribattezzata una fermata dell’overground, Haggerstone,