COSENZA: CITTA’ DALLE MILLE SFACCETTATURE

COSENZA: CITTA’ DALLE MILLE SFACCETTATURE

di Giovanni Salvatore Martino Di Simo (2018)

MANIFESTO CAMPIONATO NAZIONALE UNVS PALLAVOLO FEMMINILE

La città di Cosenza dove si svolgeranno i prossimi Campionati Nazionali di Pallavolo dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport, ha alcune caratteristiche che non si riscontrano con altre città. L’ampia parte storica si divide con quella nuova e il confine e la vita della città, ruota intorno ai due fiumi che la attraversano.
Cosenza, il capoluogo di provincia più a nord della Calabria, sorge sul colle Pancrazio, detto U Castieddru, nella valle del fiume Crati, alla confluenza di quest’ultimo con il  Busento. Tale confluenza consente di distinguere l’area dell’insediamento primigenio, posta in alto fino al colle Pancrazio e la città moderna sviluppatasi lungo la riva sinistra del Crati. Il nucleo storico, meglio conosciuto come Cosenza vecchia, rispecchia la comune facies degli antichi insediamenti collinari, dominata da vicoli erti, stretti e tortuosi lungo i quali, si erge un’edificazione fatta da fabbricati minuti e palazzi signorili, arroccati sul colle Pancrazio, poi sui colli Guarassano e Torrevetere, a sinistra del Crati, mentre sono assai rare le abitazioni su i restanti colli circostanti, Gramazio, Triglio, Mussano e Venneri.
L’intera area d’insediamento è protetta ad ovest dalla Catena Costiera meridionale (lungo la quale svetta Monte Cocuzzo di formazione dolomitica calcarea e che molti ritengono invece erroneamente un vulcano spento) che separa la città dal Mar Tirreno, e ad est dalla Sila, l’altipiano boscoso in cui vive ancora il lupo, animale totemico della città stessa. I romani nominarono la città di Cosenza e il suo territorio Burzi. Le origini della città risalgono almeno all’VIII secolo a.C., quando sul suo territorio sorgeva il villaggio italico di Kos (“Kossa” nell’elenco delle città situate in Calabria compilato nel V secolo a.C. dallo storico greco Ecateo di Mileto. La città si sviluppò rapidamente e giunse ad esercitare il proprio controllo anche sulla Lucania e su quasi tutte le città della Magna Grecia calabra, che caddero una dopo l’altra sotto i continui attacchi dei Bruzi.
Durante l’età napoleonica la città fu contrassegnata da un orientamento anticlericale e libertario, di matrice fortemente antiborbonica culminando con la rivolta del 15 marzo 1844. Ad essa si ispirarono i veneziani Fratelli Bandiera che, a capo di un gruppo di repubblicani veneziani, cercarono di aiutare i “fratelli calabresi” ad emanciparsi dal giogo borbonico.

Fucilazione dei fratelli Bandiera

I Fratelli Bandiera furono fucilati nel vallone di Rovito.
Il centro storico di Cosenza incarna nelle sue forme architettoniche l’apice dell’espansione e della cultura dei Bruzi. Che si differenzia dalle altre città meridionali. Elementi caratteristici della parte antica della città di estensione ragguardevole, dalla fontana dei 13 canali sgorga l’acqua proveniente dall’acquedotto dello  Zumpo in Sila; lungo il corso Telesio si trovano la Casa delle culture, il duomo del 1200, dichiarato il 12 ottobre 2011 dell’UNESCO “testimone di una cultura e di pace”, mentre sul colle primogenito, di fondazione (il Pancrazio), si staglia la figura del castello svevo, imponente fortezza anch’essa millenaria che fu roccaforte di Federico II di Svevia, lo “Stupor Mundi”, imperatore-magnate profondamente innamorato della città.

Cosenza Duomo

Di rilievo anche la biblioteca nazionale e i conventi di San Gaetano e San Domenico con le relative chiese. Sul colle Triglio, dal latino Tribulum, la mola dell’antico mulino in cui si macinava, in campagna, il grano per nutrire la città, si trova palazzo Arnone, ex sede del Tribunale, e del carcere, ora restituito all’antico splendore e trasformato in sede della galleria nazionale, presso la quale è possibile ammirare l’originale icona della Madonna del Pilerio, protettrice di Cosenza (culto normanno di Chartres) e opere di vari pittori meridionali tra cui Pietro Negroni, Mattia Preti e Luca Giordano. Mentre nel Museo Diocesano di Cosenza è possibile ammirare la Stauroteca, preziosissima croce-reliquiario donata da Federico II alla città in occasione della riconsacrazione della cattedrale (1222). Nel quartiere detto della Massa è ubicato il Museo dei Bretti e degli Enotri un tempo Convento di Sant’Agostino, mentre nella Galleria Santa Chiara sorge il Museo del Fumetto, unico nel suo genere nel meridione d’Italia. La città antica, dopo lo sviluppo della Cosenza moderna, ha alternato lunghi periodi caratterizzati da degrado e abbandono ad altri di rinascita, valorizzazione e riqualificazione strutturale. Nel 2013 è stata approvata e finanziata la realizzazione del “Museo di Alarico” attraverso l’abbattimento dell’ex hotel Jolly che deturpa il paesaggio e la riqualificazione dell’odierna confluenza dei fiumi Crati e Busento,  il cui progetto ha attirato l’attenzione della prestigiosa testata internazionale “Times Europe” e del “Corriere della Sera”.
Tra le opere moderne è necessario porre l’accento sulla bellezza, soprattutto in notturna, del Ponte di San Francesco da Paola.

PONTE CALATRAVA Ponte di San Francesco da Paola

E’ il  26 gennaio 2018 quando è inaugurato nella città dei Bruzi il “Ponte di San Francesco di Paola” che rappresenta con i suoi 104 metri di altezza il ponte strallato più alto d’Europa è il terzo progettato in Italia dall’architetto spagnolo, Santiago Calatrava, dopo quello per la TAV in Emilia Romagna e dopo quello di Venezia. L’opera di acciaio e cemento ha una lunghezza complessiva di 103 metri ed è sostenuta da un grande pilone dal peso di 800 tonnellate, un’antenna inclinata di 52 gradi che si eleva oltre i 100 metri dalla quale divergono gli stralli, in modo da conferire al ponte una forma a un’arpa gigante. Il nuovo ponte che collega due sponde del fiume Crati, si inserisce in un progetto di riqualificazione di una zona marginale a est del territorio comunale connettendola al cuore della città, facendo rete con una serie di altre opere che comprendono un progetto per la navigabilità del fiume Crati, il Museo delle Scienze con il nuovo Planetario provinciale, la Piazza anfiteatro e la terrazza semicircolare con prospettiva sul ponte. La struttura ha quattro corsie veicolari (due per senso di marcia) e la parte centrale della carreggiata adibita esclusivamente all’attraversamento pedonale.
Ricco di testimonianze religiose è il centro antico sede delle chiese più pregevoli, in primis del Duomo opera del XII secolo, realizzato dall’allora arcivescovo Luca Campano. L’edificio religioso più antico è San Giovanni Battista del X secolo mentre del XIII secolo è la Chiesa, convento e chiostro di S. Francesco d’Assisi ; la Chiesa fa parte di un complesso monastico fondato nel 1217. Al suo interno sono presenti opere che attraversano un arco temporale molto vasto; risale all’inizio del Quattrocento la tela raffigurante San Francesco di Paola nella sagrestia mentre altri elementi artistici sono collocabili tra il Seicento e il Settecento.
Le principali costruzioni religiose sono del XV secolo, fra queste troviamo la Chiesa e Complesso Monumentale di Sant’Agostino e la Chiesa, convento e chiostro di S. Francesco di Paola che venne costruito nel 1444 da San Francesco di Paola divenendo la sua dimora abituale. L’edificio religioso che sorge sull’omonima piazza è rappresentato da un bel portale in stile gotico ed è ritenuto il secondo santuario dedicato al Santo per importanza. Secondo la tradizione San Francesco di Paola viveva nella grotta posta dietro l’edificio, nota a tutti come “la grotta del santo”, in cui si conserva una croce in legno che lo stesso santo vi aveva lasciato. Del secolo successivo sono invece la Chiesa e Convento del Santissimo Crocifisso (o della Riforma), la Chiesa della Madonna del Carmine, la Chiesa di San Domenico, la Chiesa e convento delle Cappuccinelle, il Convento di Santa Maria delle Vergini e la Chiesa bizantina italo greco albanese Santissimo Salvatore. La Chiesa della Madonna del Carmine, situata davanti al Palazzo del Municipio, fu di proprietà dei Carmelitani dell’Antica Osservanza in seguito alla donazione da parte di Bernardino Mollica. Dopo il terremoto e la distruzione del 1635, per volontà dei frati fu ricostruita e nel 1756 un’altra opera di restyling con la quale si realizzò l’altare maggiore impreziosito dal dipinto di S. Maria della Bruna. I terremoti del 1783 con conseguente abbandono dei frati, e del 1854 misero a dura prova la struttura che fu ricostruita in maniera definitiva conservando l’aspetto odierno caratterizzato dallo stile neoclassico. Menzione particolare merita la Chiesa di San Domenico considerata la più pregevole chiesa dopo il Duomo. La Chiesa, parte di un complesso monastico, nacque per volontà della famiglia Sanseverino di Bisignano verso la metà del Quattrocento e nella facciata conserva ancora oggi elementi della costruzione originale, come il rosone e l’arco che incorniciano il portale d’ingresso, in stile gotico.

MONUMENTO A GIORGIO CASTRIOTA SCANDERBEG

Del XVII secolo è il Convento dei Carmelitani Scalzi mentre altre chiese di rilievo sono la Chiesa di San Nicola che racchiude preziose opere d’arte, il Palazzo Arcivescovile e il Convento delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo in cui operò la Beata suor Elena Aiello, nota come la monaca santa. Un’altra architettura religiosa di pregio è la Chiesa di Santa Teresa completata nel 1978 con il rivestimento esterno in ceramica. Interessante sarebbe elencare i siti archeologi ma diventerebbe troppo lunga l’esposizione ma non possiamo esimerci da elencare la  Piazzetta Toscano essendo la più grande area archeologica cittadina per estensione e complessità stratigrafica. E’ rappresentata dai ruderi archeologici di Piazzetta Antonio Toscano nel centro storico alle spalle del Duomo di Cosenza, quasi a ridosso dell’abside, fra la stessa Cattedrale e la Piazza Parrasio antistante la Curia, venuti alla luce dopo i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale. Al periodo del IV-III secolo a.C., periodo ellenestico in cui Cosenza era capitale dei Bruzi,  risale un edificio in blocchi parallelepipedi di calcarenite insieme ai resti di strutture abitative utilizzate, probabilmente, fino al I secolo a.C. Risale al periodo romano la fase più importante della piazza che ne conserva i suoi mosaici; è del periodo imperiale romano infatti la presenza di una articolata domus (casa ricca romana) con tracce significative di eleganti pavimenti in mosaico, pareti decorate da intonaci policromi nei vani più lussuosi, ed altri vani probabilmente utilizzati come magazzini dell’abitazione almeno fino al II-III secolo a.C. Alla fine degli anni 90 avviene il tanto criticato intervento di restyling urbanistico della piazza opera dell’architetto Marcello Guido; i vetri che attualmente pavimentano la piazza consentono di guardare sotto i piedi e ammirare i ruderi d’epoca romana e pre-romana.
L’ultima, ma non per importanza, bisogna segnalare di grande interesse l’iniziativa del MAB, la sigla sta a significare Museo all’aperto Bilotti che si trova nel Corso Mazzini e Piazza Bilotti con l’esposizione di opere di Sacha Sosno “Le tre colonne” realizzato con il marmo di Carrara, della stessa artista i “Bronzi di Riace”, in bronzo smaltato rosso, di Giorgio De Chirico, “ I grandi Archeologi” in lega di bronzo con patina scura, “Il grande Metafisico” in lega di bronzo con patina scura e dorata, Mimmo Rotella con “La Rinascita della Cultura” in lega di bronzo con porzioni dorate, e “Il Lupo della Sila” in granito verde, “La grande Bagnante” in lega di bronzo di Emilio Greco. Salvatore Dalì presenta “San Giorgio e il Drago” in lega di bronzo e lega di ottone. ”La testa di Medusa” dell’artista Giacomo Manzù in lega di bronzo con l’altra opera “ Cardinale in piedi” in lega di bronzo, mentre Pietro Consagra è presente con “Ferro rosso” un bi frontale in lastra di ferro dipinta con vernice e con “I Parracarri” in marmo travertino scolpito a mano.
Cosenza dove l’antico, il medio evo, il Regno Borbonico e  gli attuali grandi artisti si fondono e trovano il loro spazio.