A Palermo “capitale d’Europa” la XXII Assemblea UNVS PRIMA PARTE

DOMENICA 27 FEBBRAIO 1983
da “Il Veterano Sportivo” Febbraio 1983

A Palermo “capitale d’Europa” la XXII Assemblea UNVS 

PRIMA PARTE

Il capoluogo siciliano ospiterà quest’anno i veterani dello sport. La sua storia e i suoi costumi, descritti dal consigliere Olivieri

Palermo a Monte Pellegrino in una stampa del ‘700

Agli amici dell’U.N.V.S., che Bella primavera del 1983 saranno a Paler­mo, in occasione della XXII Assem­blea Nazionale dell’Unione, sento il dovere di rappresentare l’aspetto fa­voloso di questa città, ricca di civiltà, di storia, di cultura, di arte, posta sul­la costa nord occidentale della Sicilia.
Non si sa quali siano stati i primi abitatori dei periodi paleolitico e neo­litico (dodicesimo millennio) dei qua­li sono state rinvenute ossa umane e vestigia nelle grotte del Monte Pelle­grino, ed è stata scoperta una necro­poli con tombe a forno a Mondello.
Sulle origini, tralasciando le leggende tramandate, si disputa ancora se sia stata fondata dai Pelasgi o dai Sicani. Certo si è che nell’VIII seco­lo a.C. vi si stabilirono i Greci che la chiamarono Panormos (tutto porto).
Intorno al VII-VI sec. a.C. la occuparono i Fenici, che la chiamarono ZIZ (fiore), e ne fecero una colonia assieme a Mothya e Solus.
Nel 480 a.C. vi si insediarono i Car­taginesi, ai quali fu strappata dai Romani nel 254 a.C.
Fu quindi occupata dai Barbari (Genserico, Odoacre, Teodorico) che la mantennero fino al 535 dopo Cristo.
Seguì la dominazione dei Bizantini, che durò fino all’831, allorché vi si insediarono gli Arabi.
Nel 1072 fu conquistata dai Normanni, ai quali succedettero gli Svevi nell’anno 1189.
Nel 1266 passò sotto il dominio An­gioino, e nel 1282 sotto quello Arago­nese.
Dopo brevi periodi di possesso di Vittorio Amedeo di Savoia (1713-1718) e dell’Austria (1720-1734), cadde sotto il servaggio dei Borboni.
Nel luglio 1820 i Palermitani — non sordi al dilagante liberalismo, e par­tecipi ai movimenti carbonari, stanchi di sopportare l’assolutismo ed i so­prusi del Regno Borbonico delle Due Sicilie, ed anelanti alla indipendenza ed alla libertà — insorsero. Insurrezione che ripeterono nel 1831, finché il 12 gennaio 1848 proclamarono la rivoluzione, che si propagò in Italia ed in tutta l’Europa.
A Palermo, ove vennero dichiarati decaduti dal trono di Sicilia i Borbo­ni (13-4-1848), si costituì il primo Par­lamento Siciliano, che fu inaugurato nel Pantheon (chiesa di San Domeni­co), e dal quale Ruggero Settimo ven­ne eletto Presidente del Governo Provvisorio.
Seguirono feroci repressioni, che non riuscirono a soffocare moti e co­spirazioni, che culminarono in altra rivoluzione il 4-4-1860.
Ma la liberazione dal governo borbonico si ebbe il 27-5-1860, con l’in­gresso di Giuseppe Garibaldi ed i Mil­le a Palermo.
Seguì l’unione al Regno d’Italia; e dopo un movimento separatista, la Sicilia conseguì l’Autonomia Regiona­le, che fu concessa con decreto n. 455 del 15-5-1946, con Governo e Parla­mento (Assemblea), che tuttora han­no sede in Palermo.
Dopo la succinta cronologia delle denominazioni che si sono succedute a Palermo ed in Sicilia, stimo oppor­tuno accennare brevemente alle ci­viltà che nei millenni della loro sto­ria si sono affacciate ed evolute nel bacino del Mediterraneo.
Palermo rappresenta il fulcro e la fusione di queste civiltà, e conserva ricordi incancellabili, tracce della vi­ta e dell’umanità lasciate dai popoli che vi si sono insediati.
Dei Cartaginesi rimangono tombe e tratti di mura.
Dell’epoca romana sussistono lastri­cati di strade, pavimenti a mosaico, oggetti in terracotta e vetro, monete dell’epoca preimperiale, che attestano che Panormo coniava monete proprie.
Nel periodo bizantino si sa che furono fondati monasteri ed una chie­sa, ma non sono state rintracciate vestigia.
Sotto gli Arabi ebbe uno sviluppo straordinario e la popolazione, com­posta da gente di varie nazionalità, ascese a circa 500.000 abitanti. Diven­tò capitale dell’emirato.
Vi prosperarono agricoltura, industrie, commerci, e vi allocarono i lo­ro «fondaci» mercanti genovesi, amalfitani, pisani, veneziani.
Ed ancora alcune vie conservano tradizionalmente nomi di industrie, arti, commerci che vi venivano eserci­tati: tornieri, schioppettieri, cintorinai, coltellieri, argentieri, materassai, ecc.
In campo culturale ebbero incremen­to le matematiche, l’astronomia, la medicina, la filosofia, la giurispru­denza, la poesia e le arti.
Fu dotata di moschee, palazzi e me­ravigliosi giardini.
Segni questi della loro civiltà la cui fama si estese in tutto il mondo, che testimoniano il fecondo incontro fra tendenze occidentali e tendenze orien­tali, e che felicemente si concreta nel successivo periodo normanno.
Nel 1072 alcuni cavalieri della Normandia s’insediarono nel Mezzogior­no d’Italia, ed i fratelli Ruggero e Ro­berto Altavilla conquistarono Paler­mo, nome assunto dalla città e sosti­tuito al greco Panormo.
Nel 1130, data dell’incoronazione di Ruggero II a Re di Sicilia, divenne la sede del Regno di Sicilia (Regnum Si-ciliae).
I Normanni, attraverso   l’impulso dato   alle   industrie   ed   ai commerci, intensificarono I rapporti  con  gli  al­tri paesi.
La città fu abbellita da prestigiosi monumenti, che saranno menzionati in seguito, nei quali rifulge l’architet­tura, che risente della cultura bizan­tina ed araba. Fu centro della religio­ne cristiana.
Quale città regale fu sede degli or­gani amministrativi e politici. Assurse a tale importanza da costituire una metropoli.
II fasto della Corte che in essa risiedeva,  il  fascino  che esercitava,  la vita economica  e culturale  che  l’ani­mava, la politica estera svolta da Ruggero II   e  Guglielmo  II,  diedero  alla città    una    dimensione mediterranea tale da competere con l’Impero d’Occidente e con l’Impero d’Oriente, per cui  venne a rappresentare  « La  Capi­tale d’Europa ».  Maggior fulgore raggiunse sotto gli Svevi.
L’unica figlia di Ruggero II andò sposa ad Enrico VI di Svevia, figlio maggiore del Barbarossa. Da questa unione nel 1194 nacque Federico II, che venne educato dalla madre ed eb­be a tutore Papa Innocenzo III. Nel 1198 venne egli unto ed incoronato Re di Sicilia nella cattedrale di Pa­lermo, ove nel 1209 sposò Costanza, sorella del Re d’Aragona. E nel 1212 in Magonza fu solennemente proclamato Re di Germania ed Imperatore dei Romani, ed ancora nel 1220 dal Papa Onorio III fu incoronato e pro­clamato Re ed Imperatore dei Romani.
Palermo, sotto Federico II, divenne la sede di una delle più splendide Corti d’Europa. Fu centro intellettua­le fiorentissimo. Vi furono ospitati gli studiosi e gli scienziati più noti del mondo.
Ivi nacque e si sviluppò la Scuola Poetica Siciliana. Ivi nacque la poe­sia volgare, ed i maggiori trovatori provenzali, nonché i più noti poeti e filosofi del tempo vi convenivano, anelanti di poter competere e di­scettare col Sovrano, illustre poeta e filosofo, che aveva imparato il lati­no, le lingue parlate dai suoi suddi­ti, e cioè l’arabo, il greco bizantino, il francese, il « volgare » siciliano, e quelle dei suoi avi, come il tedesco ed il provenzale.

TEATRO MASSIMO

Inoltre coltivò egli le scienze, agevolò il fiorire dell’arte della maiolica, introdusse l’industria dei tessuti, e fe­ce coniare monete. Sagge provvidenze emanò nei «parlamenti o curie generali » che agevolarono l’ordinamen­to generale della nostra città.
Non curò molto l’edilizia privata, né quella pubblica, ma incrementò le ope­re di architettura militare.
A Federico II, morto nel 1250 a Fiorentino nelle Puglie, succedette Manfredi, che dovette contendere il regno agli Angioini, chiamati dal Pa­pa. Ma nel 1266, nella battaglia di Benevento, fu sconfitto e perdette la vita. Né miglior sorte ebbe Corradino nel 1268 nella battaglia di Tagliacozzo, ove cadde nelle mani di Carlo d’Angiò, che lo fece decapitare nella Piazza del Carmine di Napoli. Con la morte dell’ultimo Hohenstau-fen, sovrani di Sicilia, Palermo fu occupata dagli Angioini e fu considera­ta la capitale del loro regno in Italia.
Nulla essi fecero per la Sicilia e per Palermo.
Furono insolenti, prepotenti, vessa­tori e irriguardosi verso il popolo, che, stanco ed esasperato, si ribellò al loro dominio, ed il 30 marzo 1282 nella chiesa di S. Spirito in Palermo trucidò circa 200 francesi. Tumulto, storicamente definito « Il Vespro Si­ciliano » che, allargatosi nell’interno della città, si propagò per tutta la Sicilia, riuscendo a liberarla dalla « Mala Signoria ».
Per avere un difensore contro gli Angioini e la Chiesa, si riunì a Paler­mo, nella Chiesa di S. Maria dell’Am­miraglio, un pubblico parlamento, che deliberò di offrire la corona regia di Sicilia a Re Pietro d’Aragona, il qua­le, per conto della moglie Costanza, figlia maggiorenne di Re Manfredi di Svevia, vantava sulla Sicilia diritti regali.
Così il 4 settembre 1282 Re Pietro d’Aragona entrò trionfalmente a Pa­lermo, che continuò ad essere consi­derata capitale dell’Isola. Va, per in­ciso, riferito che sin dall’epoca del «Vespro » l’emblema ufficiale della città è stato, e lo è tuttora, l’aquila d’oro dalle ali aperte in campo rosso e recante fra le unghie un nastro con la sigla: S.P.Q.P. (Senatus Populusque Panhormitanus).

(continua)
E. O.