MARTEDÌ 24 APRILE 1984
da “Il Veterano Sportivo” APRILE 1984
A Los Angeles quali Olimpiadi?
Carlo Monti
All’indomani dei campionati mondiali di atletica, svoltisi a Helsinki lo scorso anno, sorsero non poche polemiche sull’uso di sostanze che favoriscono le prestazioni fisiche. Nell’occhio del ciclone soprattutto la reinfusione, o autotrasfusione, attraverso la quale si vuole aumentare la capacità del sangue di trasportare ossigeno. I globuli rossi del sangue, infatti, vengono spesso paragonati a vagoncini, proprio perché ognuno di loro contiene una quantità di emoglobina, la sostanza che lega l’ossigeno.
Sull’autotrasfusione sì oppure no, i pareri sono divisi; ma noi oggi non vogliamo parlare (o casomai lo rinviarne ad altra occasione) di questo tipo di aiuto offerto all’atleta, anche perché si è ancora molto incerti se considerarlo un vero doping e come tale trattarlo.
Piuttosto vogliamo parlare — per quanto ci consentono le nostre cognizioni — della somatropina, o ormone della crescita o, anche, STH (da Somalo Tropin Hormon). La somatropina è prodotta dall’ipofisi, che è una ghiandola endocrina (cioè a secrezione interna , situata alla base del cervello, piccola ovale, con misure di lunghezza di un centimetro e mezzo e di larghezza di un centimetro, che agisce come equilibratrice del nostro sistema fisico. La somatropina è uno stimolante della crescita ossea, che agisce sulle cellule cartilagine e delle ossa lunghe (ulna e radio del braccio, tibia e perone della gamba), soprattutto nei primi anni di vita, stimolando la trasformazione in tessuto osseo e nel contempo allungando gli arti. Quando un uomo diviene adulto, la calcificazione delle ossa vieta l’ulteriore azione della somatropina e l’individuo non cresce più, evitando fenomeni di gigantismo.
All’opposto differenti alterazioni dell’ipofisi provocano l’arresto della somatropina e quindi il fenomeno del nanismo. Ora questo ormone della crescita ossia la somatropina, non era mai stato impiegato se non per correggere casi di nanismo, prelevandola dai cadaveri di giornata per essere appunto iniettata su individui rimasti troppo piccoli, proprio per la scarsa produzione di somatropina fatta dalla loro ipofisi Invece, un medico americano, il dottor Robert Kerr, californiano per giunta (e Los Angeles, che ospiterà le prossime Olimpiadi, si trova proprio in California) ha impiegato questa somatropina su individui già sviluppati al massimo, assicurando una costante crescita della massa muscolare e un aumento della forza organica.
Il dottor Kerr non nasconde affatto la cura ma anzi la pubblicizza al massimo, affermando che atleti di ben diciannove Paesi sono suoi clienti. Il dottor Kerr ha persino pubblicizzato la sua «cura» su il «Los Angeles Times», dicendo che una cura completa di somatropina consta di 30-40 dosi, ognuna delle quali, iniezione compresa, costa 45 dollari, all’incirca 80 mila lire. Quindi una cura completa costa all’incirca dai 2 ai 3 milioni.
Ne vale la pena? Kerr, che oltre che medico è anche un ottimo propagandista della sua cura, ha reso noto che un suo assistito ha stabilito un fenomenale primato del mondo pochi mesi dopo aver finito la cura.
Come è noto molti medicinali hanno trovato sulla loro strada, quella dell’impiego per rendere più facile l’ottenimento di una prestazione sensazionale, il loro contraltare, ossia al loro uso il divieto di essere impiegate pena la squalifica dell’atleta, che vi era incorso nell’impiego. Fra i tanti proibiti gli anabolizzanti, che hanno il potere di aumentare la potenza muscolare, per cui, fattone divieto, spesso i risultati ottenuti dagli atleti in manifestazioni di livello mondiale costituiscono autentiche sorprese.
Ma finora la somatropina sfugge alle analisi di laboratorio, le quali non sono in grado di stabilire, con assoluta certezza, e con inequivocabile garanzia, la sua presenza.
Così, a Lqs Angeles, si rischia di avere dei primati inquinati da questa sostanza, che avrebbe enorme potere, specie se associata al testosterone; e perciò di fronte ad una vittoria, per quanto superba, resterà in tutti un dubbio. Ci si chiederà: «È vera gloria?», combattuti dall’incertezza se il campione olimpionico e gli altri appena dietro di lui avranno fatto o meno la «cura Kerr». Il quale, sia chiaro, si guarderà bene dal divulgare l’elenco dei suoi clienti.
Ecco, quindi, la natura del nostro titolo: A Los Angeles quali Olimpiadi? È un dubbio che ci turba enormemente. E vorremmo che gli atleti di qualsiasi parte del mondo che pensassero alla cura Kerr, dal prezzo veramente stracciato, se si pensa ai benefici attuali di cui può godere un campione olimpionico sotto il profilo economico, riflettessero, però, su quanto ha affermato l’endocrinologo svedese professor Dymling. Infatti l’eminente medico scandinavo ha detto che, associando nell’adulto testosterone e somatropina, c’è il rischio di indurre a prodursi l’acromegalia, caratterizzata dallo sviluppo abnorme degli arti e della testa e al raggrinzimento della cute, oltre, a lungo andare, al mancato assorbimento di glucosio che è il principale motore del muscolo e che può portare anche al diabete.
Basterà questo per indurre gli atleti al ripensamento? Auguriamocelo, perché le Olimpiadi nate con l’uomo restino dell’uomo, Dell’uomo così com’è, con i suoi pregi e i suoi difetti, con la voglia di far meglio grazie ai propri mezzi, senza l’ausilio di agenti esterni al proprio «io» fisico e psichico.
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