SEZ. NAPOLI Dino Sangiorgio: il prof. che allena anche il cervello

SEZIONE DI NAPOLI

Dino Sangiorgio: il prof. che allena anche il cervello

“C’è un campione in tutti gli uomini”

Socio della sezione di Napoli è stato relatore, con il professor Piredda, ad un convegno tenutosi recentemente a Loano in occasione dell’Assemblea Nazionale dell’Unione. Sessantuno anni, ha praticato atletica negli anni ‘70, correndo i 100 metri in 10”8 e vincendo un campionato universitario nella 4×100 con Pietro Mennea. Ha allenato i canottieri del Posillipo, la Nazionale di spada e quella di canoa polo, e poi il pugile Oliva, quando è tornato sul ring, alla fine degli ‘80 chiamandolo ad un “lavoro muscolare mirato che non aveva mai fatto”. In seguito gli chiesero pure di preparare Massimo Ranieri per un musical in cui interpretava un pugile. La famosa pallavolista Keba Phipps nei suoi anni napoletani s’innamorò dei suoi metodi asserendo che in America sarebbe stato un santone del fitness. Insegna all’Università di Campobasso e alla Pegaso ma lo fa part time, “… faccio il mio lavoro e torno a casa, libero di fare altre cose…”. Il metodo Sangiorgio “…Tutto il mio programma di lavoro è concepito sulle capacità neurologiche legate al movimento. Alla base di un grande atleta non c’è la capacità di allenare il muscolo, ma quella di allenare il sistema di pensiero a costruire mappe motorie. Intenzionalità e sistematicità dell’organizzazione sono concetti sui quali batto sempre il tasto. Ognuno di noi ha energie da sfruttare, i miei atleti devono tirarle fuori…”. Si autodefinisce un po’ presuntuoso e con un caratteraccio, un “rompiscatole” che non ammette deroghe. E da preside “ancora peggio” ma all’istituto gli riconoscono che lo fa funzionare bene: 950 alunni, tanti progetti per bambini dai 3 ai 5 anni e per i loro nonni, progetti di autodifesa personale e, tra l’altro, ospitano l’Accademia della Scherma. Il suo vero amore è comunque la pallanuoto. Come già riportato ha allenato per trent’anni il Posillipo vincendo “tutto” con De Crescenzo, che l’ha voluto anche in Nazionale. Le più belle vittorie? Quella ai Giochi della Gioventù della sua scuola e uno scudetto vinto col Posillipo. “…La verità è che le vittorie sono tutte belle e le sconfitte tutte amare, ma niente è frutto del caso. Certo, c’è il talento naturale e la predisposizione fisica, ma il resto è solo allenamento. Lo dico sempre ai miei collaboratori, noi siamo come gli chef. Non bastano gli ingredienti buoni, bisogna metterli insieme. Il buon metodologo sa quanto e come deve caricare l’allenamento, che recupero dare, costruire la serie di esercizi…”. Marco Caiazzo de “La Repubblica” nel raccontarlo cita un episodio “…che fu spartiacque della sua vita”: un’emorragia cerebrale lo colpì nella scuola in cui insegnava, la Tito Livio, nel 2005 e lo mandò in coma per 40 giorni. In quell’ospedale arrivò tutto il Posillipo, Patrizio Oliva, cestisti, pallavolisti, gli amici di una vita. Uscì dal coma dopo oltre un mese, non si sa come, i medici ancora se lo chiedono. Tutti temevano che restasse paralizzato, invece Sangiorgio riprese presto a camminare e oggi fa tutto come prima. “…È stata la svolta della mia vita… la riscoperta dei valori reali…”. La prima volta che uscì dall’ospedale non si diresse verso la sua casa al Vomero, ma alla Scandone, dove c’era la finale di Coppa dei Campioni. Il Posillipo vinse e, in diretta TV, capitan Felugo gli dedicò il trionfo.